Bartolo Gariglio – “Don Rua e la società civile di Torino e del Piemonte” in “Ricerche Storiche Salesiane”

Quando don Michele Rua nasceva, il 9 giugno 1837, il Piemonte era retto da un regime assoluto, lo Stato si presentava come integralmente cristiano, l ’economia era ancora prevalentemente agricola. Qualche anno più tardi la regione era al centro dei processi di unificazione nazionale. Nasceva uno Stato laico, con venature anticlericali.

Nel 1855 fu approvata la cosiddetta legge sui conventi, colla quale vennero soppressi gli ordini religiosi contemplativi. In sede di applicazione il governo fu tuttavia attento a che non venissero colpite le nuove congregazioni religiose. Lo stesso Urbano Rattazzi, che come guardasigilli firmò la legge, offrì a don Bosco consigli onde evitare che gli statuti della Società salesiana incappassero nei rigori della legge.

Nel periodo del Risorgimento l ’economia piemontese si apriva a quella internazionale, e venne creata quella rete di infrastrutture, che costituì la premessa del successivo sviluppo. Quando don Rua moriva nel 1910, il Piemonte faceva parte di un più ampio Stato nazionale, che aveva il suo centro a Roma, la città stessa in cui aveva sede il papato. Torino era caratterizzata da una economia ormai nettamente industriale, in cui tendeva a prevalere il settore metalmeccanico ed in particolare il comparto automobilistico, nel quale emergevano gli stabilimenti della Fiat.

Lo Stato era laico, e nei rapporti tra lo Stato e la Chiesa venivano almeno formalmente seguite le linee sintetizzate dal piemontese Giolitti, figura egemone nella politica italiana nel primo quindicennio del secolo, colla formula delle “due parallele” destinate a non incontrarsi mai. In realtà il vecchio intransigentismo faceva ormai meno presa ed i cattolici partecipavano al potere politico, spesso alleati coi liberali, nei cosiddetti blocchi clerico-moderati.

Fu questo un bagaglio esperienziale prezioso nel momento in cui don Rua, diventato Rettor maggiore e il gruppo di Salesiani stretto intorno a lui, e formatisi alla scuola di don Bosco, realizzavano in maniera sempre più marcata l ’espansione della Società a livello internazionale.

Pur permanendo profonde differenze di cultura e marcate peculiarità locali, era difficile che i nuovi paesi, a cui si avvicinavano, dal punto di vista istituzionale, religioso, economico sfuggissero ad una delle tipologie sperimentate dal Piemonte negli anni della vita del successore di don Bosco. Del resto sul piano mondiale le fasi dello sviluppo conobbero nell’Ottocento e nel primo Novecento tappe consolidate, e a livello internazionale il Piemonte si trovava nella fascia media, anzi in taluni settori in quella medio alta.

 

Indice:

  1. Torino, la città dei luoghi simbolo Salesiani
  2. Incoronazione della statua di Maria Ausiliatrice
  3. Figlie di Maria Ausiliatrice a Nizza Monferrato – espansione in Piemonte
  4. Classe politica, casa Savoia, aristocrazia piemontese
  5. Il movimento cattolico e i suoi principali esponenti
  6. Comitato celebrativo per il Giubileo sacerdotale
  7. Echi della morte

Periodo di riferimento: 1837 – 1910

B. Gariglio, “Don Rua e la società civile di Torino e del Piemonte” in «Ricerche Storiche Salesiane» 30 (2011) 57, 249-280.

Istituzione di riferimento:
Istituto Storico Salesiano
Istituto Storico Salesiano

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