Pietro Stella – Le ricerche su don Bosco nel venticinquennio 1960-1985: bilancio, problemi e proposte

È mutato il modo di vedere il fondatore dei salesiani nel grande panorama della storiografia. Sono mutate le forme di conoscenza anche all’interno della congregazione salesiana dopo che attorno al 1960 si sono estinti gli ultimi testimoni diretti della vita del santo. Nel secondo dopoguerra si può dire giunta agli epigoni nella Chiesa l’epoca dominata dalla lettura agiografica e meramente edificante dei santi. Nel campo della storia politica e sociale sono superate, per quanto riguarda l’Italia e il Piemonte, le letture di don Bosco in chiave patriottica, risorgimentale, nazionalistica, idealistica, fascista. Lascia perplessi la mancanza di un qualsiasi cenno a don Bosco e alle sue opere in saggi di storia sociale di Torino e del Piemonte dell’800. Anche negli studi sulla storia del movimento cattolico non troviamo menzioni a don Bosco, perché si è guardato prevalentemente agli esiti politici di esso. Nessun riferimento si trova, ad esempio, in alcune rassegne sulla storia del Piemonte dell’800 e del ’900; nessun cenno in studi sulla scuola, la Generala e la criminalità giovanile a Torino, la cura degli emigrati italiani in America latina nell’800. È invece non raro il nome di don Bosco nella storiografia etico-politica sviluppatasi durante e dopo il fascismo in Italia e altrove (N. Rodolico, Storia degli italiani; C. Seton-Watson, Storia d’Italia dal 1870 al 1925). Per quanto non si siano dimenticati i «grandi funerali in corte» nei momenti critici che prepararono le leggi soppressive del 1855, nella storiografia etico-politica è prevalsa in genere una valutazione nel complesso positiva di don Bosco e del suo ruolo storico. Lo stesso è da dire per quanto concerne la storia della pedagogia e dell’educazione. Analoga valutazione nel complesso positiva si trova nel campo della storia della Chiesa, della spiritualità cattolica e della prassi sacramentaria.
Le ricerche nella cerchia salesiana fino al secondo dopo guerra sono state in sostanza estranee ai grandi dibattiti storiografici. Con l’eccezione di G.B. Borino e A. Caviglia, l’impegno di studio su don Bosco si esauriva nell’opera letteraria e divulgativa, talora di buon livello, ma dichiaratamente agiografica ed edificante, dei salesiani A. Auffray, E. Ceria, R. Fierro, R. Entraigas, G. Favini e altri ancora. Con l’istituzione dell’Ateneo Salesiano iniziarono gli studi scientifici. In ambito pedagogico – Il sistema preventivo di don Bosco di P. Braido (1955) – in quello storico critico (a partire da forti riserve espresse nei riguardi delle Memorie biografiche di G.B. Lemoyne, A. Amadei e E. Ceria). Fu F. Desramaut a prendere l’iniziativa di analizzare il primo volume delle Memorie biografiche, individuarne le fonti e l’utilizzo da parte di Lemoyne, stabilirne il genere letterario, con un’analisi attenta, precisa e informata, ma circoscritta entro l’ambito filologico-letterario. Si cercò di superare questi limiti in cicli di lezione tenuti nella facoltà di teologia del P.A.S. a Torino nel 1964-65 sulla Vita di Domenico Savio scritta da don Bosco, sull’episodio della “resurrezione” del giovane Carlo, e con ricerche sul Giovane provveduto e altre opere di don Bosco, che confluirono nel 1968-69 nei primi due volume del Don Bosco nella storia della religiosità cattolica di P. Stella. Un passo avanti è stato fatto quando il Centro Studi don Bosco (istituito presso il P.A.S. nel 1973) diede inizio nel 1977 alla ristampa anastatica degli scritti editi di don Bosco sia a lui in qualche modo attribuibili. Un passo ulteriore è stato fatto con l’istituzione ufficiale nel 1982 dell’Istituto Storico Salesiano.

Periodo di riferimento: 1960 – 1985

P. Stella, Le ricerche su don Bosco nel venticinquennio 1960-1985: bilancio, problemi e proposte, in Don Bosco nella Chiesa a servizio dell’umanità: studi e testimonianze, a cura di P. Braido, Roma, LAS, 1987, 373-396.

Istituzione di riferimento:
Istituto Storico Salesiano
Istituto Storico Salesiano

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