Pietro Stella – “Per una storia della stampa apocalittica cattolica nell’Ottocento. Messaggi profetici di don Bosco a Pio IX e all’imperatore d’Austria (1870-1873)” in “Il libro religioso in Italia. Studi e ricerche”

Mentre si svolgeva il concilio Vaticano, don Bosco si recò a Roma, ottenne il 12 febbraio un’udienza privata da Pio IX e comunicò al pontefice, tra l’altro, un oracolo celeste sui futuri eventi. Così come ci è noto, l’oracolo è preceduto da un breve preambolo. Il veggente (don Bosco non dichiara di essere lui stesso) avverte anzitutto che si tratta di una manifestazione concessa da Dio agli uomini «nella sua infinita misericordia e per la sua gloria». Prosegue informando sulle circostanze della visione. Quindi descrive la difficoltà nel dover rendere in simboli comprensibili le «cose soprannaturali» percepite. Segue la profezia suddivisa in quattro parti. La prima è una predizione di castighi divini. La Francia «sarà visitata tre volte colla verga». Viene poi una visione. Il Guerriero del Nord va incontro al Venerando Vecchio del Lazio. La terza parte è un vaticinio per l’Italia. Anch’essa sarà visitata dalla giustizia divina punitrice. Roma ingrata, Roma effeminata, Roma superba sarà visitata quattro volte. L’ultima parte è di speranza. L’Augusta Regina del Cielo è maternamente presente. Dopo un violento uragano il peccato avrà fine. La potenza divina disperderà i propri nemici come nebbia e rivestirà il Venerando Vecchio di tutti i suoi antichi abiti. Don Bosco, per certi atteggiamenti, è come Chateaubriand, come de la Luzeme e de Ségur, come Balmes e Nicolas: è insomma con tutti coloro che interpretano come male, come di origine diabolica, come eticamente riprovevole, come socialmente e pedagogicamente infecondo quanto avvertono prescindere dalla religione o quanto trovano dichiaratamente avverso alla religione cattolica, vista nel suo aspetto storico di società gerarchicamente costituita e con prerogative di valore socio-politico. In altre parole don Bosco attribuisce alla pratica religiosa anche un valore strumentale in ordine a qualsiasi bene umano, tanto spirituale che fisico, sia individuale sia collettivo, sia morale sia politico. Come la religione è strumento di buona educazione, così anche è strumento di buona politica. Non stupisce dunque che questa mentalità, così attenta ai valori religiosi, badi più all’origine divina dei fatti e ai loro effetti «in favore della religione», che non alla loro natura oggettiva. La sua mentalità teologica e la sua dinamica psicologica appaiono oggi classificabili nella tipologia dell’integrismo religioso entro gli schemi della societas christiana.

INDICE:
1. Il contenuto dei messaggi
2. I testi manoscritti
3. In sintonia con altri ambienti cattolici del tempo
4. L ’interpretazione delle “profezie”

Periodo di riferimento: 1870 – 1873

P. Stella, Per una storia della stampa apocalittica cattolica nell’Ottocento. Messaggi profetici di don Bosco a Pio IX e all’imperatore d’Austria (1870-1873), in P. Stella, Il libro religioso in Italia. Studi e ricerche, a cura di M. Lupi, Viella, Roma 2008, pp. 199-222.

Istituzione di riferimento:
Centro Studi Don Bosco
Centro Studi Don Bosco

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