Juan Bottasso – “Portale il vangelo nel mondo. Essere missionario nel mondo” in ” Quaderni di spiritualità salesiana 7″

Don Bosco, nelle Costituzioni che ci ha lasciato, non dedica alle missioni che un solo articolo di poche righe, ma, nelle sue intenzioni e nella storia salesiana, il tema ha occupato un posto
di un’importanza capitale. In pochi decenni la Congregazione è diventata una delle prime nel campo missionario, cominciando dall’America Latina, passando poi all’Asia e finalmente
all’Africa.

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Aldo Giraudo – Lo Spirito apostolico di Don Bosco e i suoi modelli. Oh Signore, datemi anime e prendetevi tutte le altre cose” in ” Quaderni di Spiritualità salesiana 7″

Il motto scelto da don Bosco come programma di vita personale e più tardi assunto dalla sua Congregazione religiosa come simbolo, è diventato quasi il manifesto programmatico
dell’intera Famiglia salesiana.

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Joe Boenzi – ” Da mihi animas! Il grido del cuore pastorale di Francesco sales” in ” Quaderni di spiritualità salesiana 7″

Il 12 settembre 1884, don Bosco si incontrò con i membri del Consiglio generale per discutere il bozzetto dello stemma ufficiale della Società Salesiana. Lo scudo doveva essere posto sulla facciata della nuova chiesa del Sacro Cuore nel quartiere romano del Castro Pretorio, ma poteva avere altri usi per la Società Salesiana.
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Marco Rossetti – “Il pastore buono offre la sua vita per le pecore” in ” Quaderni di spiritualità salesiana 7″

Negli scritti del Nuovo Testamento frequentemente Gesù viene descritto come il «pastore». Non è mia intenzione presentare tutti i testi in cui ricorre questa metafora applicata a Cristo,
ma soffermarmi su alcuni di essi così da poterne evincere il significato e l’esemplarità per la nostra vita. Chi è Gesù Cristo pastore? perché egli ha voluto assumere questo compito? come lo ha esercitato? verso dove vuole condurci? che forma di configurazione chiede a chi lo vuol
seguire? Ecco gli interrogativi che guideranno la nostra riflessione, nella speranza che essa sia corroborante per la nostra vita spirituale.

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Antonio Ferreira da Silva – Unità nella diversità. Le viste di Mons. Cagliero in Brasile 1890/1896

Nel 1876, D. Giovanni Cagliero accettava di aprire il Collegio Pio a Villa Colon, nei pressi di Montevideo. A dirigere questo collegio don Bosco inviava il giovane sacerdote Luigi Lasagna, uomo di grandi vedute, intraprendente e che sapeva unire l’obbedienza cosciente e sofferta all’originalità delle idee e alla costanza nel battere sentieri nuovi. 

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Joseph Boenzi – “Parole che illuminano il nostro cammino spirituale” in “Quaderni di spiritualità salesiana 6”

Sembrava una buona idea. Anzi un’idea meravigliosa! I notabili di Digione, sotto la guida di Benigne Frémyot, secondo presidente del Parlamento di Burgundia, decisero di offrire ai
cittadini l’opportunità di santificare la Quaresima del 1604 con un ciclo di predicazioni e di devozioni. Il Quaresimale sarebbe servito anche come preparazione alla consacrazione episcopale di André Frémyot, figlio del secondo presidente, nominato arcivescovo
di Bourges. L’élite laica della città aveva invitato per i sermoni il nuovo vescovo di Ginevra, Francesco di Sales.

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Paolo Ripa di Meana – “Omelia e vita spirituale” in Quaderni di spiritualità salesiana 6″

Dovendo dare un titolo a questo mio intervento, ho scelto «omelia e vita spirituale» perché mi permette di sottolineare la spiritualità come dinamismo che riguarda intimamente l’omelia,
sua sorgente, finalità ed attuazione operativa. L’altro titolo possibile – «spiritualità dell’omelia» – mi è sembrato suscettibile di alcune ambiguità che sono assolutamente da evitare.
Anzitutto esso potrebbe ingenerare l’idea della spiritualità come di un bell’abito da far indossare all’omelia, oppure come un insieme di caratteristiche da garantire e da curare perché
l’omelia sia rivestita o “verniciata” di spiritualità. In secondo luogo, si poteva correre il rischio di spostare eccessivamente l’attenzione sull’omileta, quasi che la garanzia della valenza spirituale dell’omelia provenga dal fatto che a tenerla sia quella che siamo soliti chiamare una «persona spirituale». Il che non è, anche se la dotazione spirituale dell’omileta – chi non lo sa? – è importantissima. Un ultimo pericolo è quello di considerare l’omelia come realtà e sé stante rispetto alla liturgia, quasi un pezzo opzionale di essa. Non è così. L’omelia è parte inseparabile della liturgia e da essa trae, primariamente, la sua efficacia spirituale.

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Corrado Pastore – “Esercizi Spirituali con la Bibbia”in ” Quaderni di Spiritualità salesiana 6″

Gli Esercizi spirituali sono per i consacrati e i sacerdoti un’occasione importante nell’anno per rivitalizzare la propria vita, perché sia vita nello Spirito e secondo lo Spirito. Il Cardinal
Martini li chiama un’avventura dello Spirito: «Vivere l’esperienza di comunione così singolare che è quella degli Esercizi: un episodio della storia della propria salvezza per chi li guida
e per chi li fa, una grande avventura dello Spirito». Vogliamo qui raccogliere alcune riflessioni sul tema degli esercizi spirituali con la Bibbia. In questi anni molti sono diventati dei veri maestri in questo campo. Quanto qui presentato è frutto della loro esperienza e dell’esperienza personale.

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Fabio Pasqualetti,Juan Picca – ” Comunicazione e Parola di Dio” in ” Quaderni di spiritualità salesiana 6″

Questo contributo nasce dalla necessaria collaborazione tra chi studia la comunicazione mediatica e chi studia la Bibbia. Anche se oggi la parola comunicazione è una parola usata e
abusata nella quale si fanno convergere molte problematiche, rimane vero il fatto che essa rappresenta un punto critico e discriminante per quanto riguarda la vita dell’uomo, della comunità, delle istituzioni, della Chiesa, della scuola, del mondo dello spettacolo e della vita di ogni persona in generale.

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Pietro Braido – Don Bosco Fondatore ” Ai Soci Salesiani”

Secondo i verbali dell’ultima delle «conferenze di aprile» del 1875,1 tenuta il mattino di venerdì 16, «sulla fine, domandando il Sig. D. Bosco se qualcuno avesse ancora qualche osservazione a fare, il Sig. D. Albera domandò in riguardo al far stampare le regole in italiano, le quali erano da
tutti aspettate. Si conchiuse che quanto prima si farebbe, solo che il sig. D. Bosco avesse qualche momento di tempo per fare una prefazione e qualche osservazione. A conferma tra le Deliberazioni prese nelle generali Conferenze
tenute in occasione dell’arrivo del Sig. D. Bosco da Roma (Aprile 1875) si trova la seguente: «7° Si decise di far stampare al più presto la traduzione italiana delle nostre Regole». Verso la fine dell’anno regole italiane e introduzione risultano stampate e in mano ai salesiani, compresi i novizi. Infatti, al termine di una conferenza, tenuta alla comunità di questi ultimi a Valdocco, sul tema Preziosità della vocazioneCome regolarsi nei dubbi di vocazioneMezzi per conservare la vocazione, don Bosco raccomanda: «Leggete le cose che venni dicendovi, sul principio delle nostre regole dove in compendio quasi tutte sono accennate. Il vostro direttore ve le spieghi poi di nuovo poco alla volta e più diffusamente. Chi incontra qualche difficoltà venga a parlarne».

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Antonio Ferreira da Silva – Unità nella diversità. Le viste di Mons. Cagliero in Brasile 1890/1896

Nel 1876, D. Giovanni Cagliero accettava di aprire il Collegio Pio a Villa Colon, nei pressi di Montevideo. A dirigere questo collegio don Bosco inviava il giovane sacerdote Luigi Lasagna, uomo di grandi vedute, intraprendente e che sapeva unire l’obbedienza cosciente e sofferta all’originalità delle idee e alla costanza nel battere sentieri nuovi. Quando nel 1881 si creò l’Ispettoria dell’Uruguay e Brasile e D. Lasagna ne fu nominato Ispettore, lo stesso D. Lasagna volle che fosse riservata a D. Costamagna— Ispettore di Buenos Aires — la facoltà di vigilare sulla osservanza della vita religiosa anche nella nuova Ispettoria, allo scopo di evitare più facilmente l’introduzione di abusi.Entrambi gli Ispettori fecero del loro meglio per andare d’accordo,nonostante i contrasti di carattere amministrativo, contrasti che poi si risolvevano
pacificamente anche mediante l’intervento dei Superiori centrali.
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Pietro Braido – Breve storia del « sistema preventivo»

Sono note le parole con le quali don Bosco introduceva nel 1877 le inattese pagine sul «sistema preventivo»: «due sono i sistemi in ogni tempo usati nella educazione della gioventù: preventivo e repressivo». È affermazione che può suscitare qualche perplessità. Dalla storia dell’educazione reale di tutti i tempi sembrano emergere quasi esclusivamente o soprattutto i lati duri, addirittura brutali del rapporto dell’adulto (anche di padri e madri) con l’età in crescita; alle origini della vita: aborto, infanticidio (in particolare femminile o dei deformi), avviamento all’accattonaggio e alla prostituzione, sfruttamento (anche in tempi recenti con l’industrializzazione), violenze; nell’educare: dispotismo di genitori e maestri, durezze,
castighi afflittivi spirituali e corporali, battiture, privazioni, isolamento, procedimenti didattici oppressivi e irrazionali.

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Augusto D’Angelo – Educazione cattolica e ceti medi. L’istituto salesiano ” Villa Sora” di Frascati (1990-1950)

Con questo libro, basato su una ricca e significativa documentazione di prima mano, Augusto D’Angelo, uno studioso non nuovo alla storia della Chiesa e del cattolicesimo, ha rivolto la sua attenzione all’opera educativa svolta dai salesiani nella diocesi tuscolana, a partire dalla fine del secolo scorso. Una attività che comincia con la breve esperienza della gestione del Seminario, voluta dal Cardinal Vannutelli, e successivamente, all’inizio del ‘900, con la nascita dell’Istituto di Villa Sora, il cui obiettivo mirava a realizzare una buona scuola per i figli di quel ceto medio che, non potendo permettersi di indirizzarli verso collegi esclusivi, quale il collegio di Mondragone dei padri gesuiti, ambiva ad una scuola in grado di offrire una buona educazione ed una adeguata formazione culturale e morale ai propri ragazzi.

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