Indice:
- 1. Nada por força. A liberdade, dom de Deus: por isso, o nosso sistema educativo «não apela para pressões»
- 2. A presença de Deus no coração humano: reconhecemos «o desejo de Deus, que cada homem traz nas profundezas de seu ser»
Indice:
I contributi raccolti in questo quaderno hanno lo scopo di dialogare con le lettrici e i lettori per avviare una riflessione, in prospettiva attualizzante, sulle caratteristiche fondamentali del modello pastorale sottostante all’espressione scelta da don Bosco come motto per sé e per la sua famiglia: “da mihi animas, cetera tolle”. La parola “anime” rimandava alle persone concrete e al loro bisogno di salvezza globale, ai ragazzi poveri e abbandonati, ai giovani e ai ceti popolari. Don Bosco dava una costante e vivace attenzione nei confronti dei giovani per preservare e salvare, per correggere e purificare, per promuovere e potenziare, per rallegrare e istruire, per condurre alla perfezione dell’umano e alla santità.
Joe Boenzi, professore di Teologia e di Spiritualità presso la Dominican School of Philosophy and Theology di Berkeley (California), presenta il significato del motto «Da mihi animas, cetera tolle» nelle scelte di vita e nello stile pastorale di san Francesco di Sales.
Aldo Giraudo cerca di sondare il senso attribuito da don Bosco al programma di «salvezza della anime» racchiuso nel motto e ne indica alcune particolarità spirituali e operative.
In questo quaderno si offrono diverse prospettive sulla Parola di Dio, quel Dio che ha mostrato la sua misericordia e verità a Israele «molte volte e in diversi modi» (Eb 1,1), dandosi a noi in Cristo con una pienezza inimmaginabile. Don Bosco, da parte sua, considerava la Scrittura un mezzo educativo eminente: «La parola di Dio è detta luce perché illumina l’uomo e lo dirige nel credere, nell’operare e nell’amare» (Il cattolico nel secolo, 1883).
I Quaderni di Spiritualità Salesiana, promossi dall’Istituto di Spiritualità della facoltà di Teologia dell’Università Pontificia Salesiana, intendono mantenere un legame con la vita concreta. Per questo si presentano in una formula semplice e adatta a lettori che cercano testi per la lettura spirituale e la riflessione personale o vogliono trovare materiali utili agli incontri di formazione.
Ciascun quaderno focalizza una tematica connessa al vissuto spirituale e alla missione salesiana. Senza pretesa di esaustività, si vogliono mettere a fuoco problemi e punti nodali, in vista del nutrimento interiore e dell’aggiornamento.
I sette contributi del presente Quaderno ruotano intorno alla tematica della preghiera, proiettandola nel concreto del vissuto. Pina Del Core, da un’angolatura psico-sociologica, si domanda: Perché pregare fa problema? Le difficoltà comuni, analizzate dall’autrice, sono innanzitutto la dispersione interiore, l’incapacità di mettere ordine nei sentimenti e nelle emozioni, di ricondurre ad unità e coerenza attività ed esperienze di vita. Ma tale dispersione, in realtà è generata dalla paura di affrontare la fatica che il rientrare in se stessi richiede, l’impegno serio postulato da una preghiera del cuore.
L’intervista con Joseph Gevaert, riassumendo il succo del movimento culturale e delle scelte pastorali di questo ultimo quarantennio nella prospettiva dell’interiorità e della fecondità pastorale, denunzia un attivismo che, senza una profonda unione con Dio, rischia di spegnere la fiamma dell’apostolato.
Fabio Attard interpreta le sfide che l’oggi pone al cammino della preghiera, confrontandole coll’esperienza antica e nuova della Chiesa: Pregare significa credere. Rilevando alcune osservazioni offerte da pastori sperimentati, come il card. Martini, don Vecchi e mons. Comastri, le esamina alla luce del magistero antico dei Padri e dei mistici. L’intento è quello di mostrare quanta freschezza ci possa venire dalla storia della spiritualità riletta a partire dai problemi odierni.
In ambito cristiano l’esercizio della “direzione spirituale” è iniziato con la formazione dei monaci ma è divenuta un’istanza centrale per chiunque decida di intraprendere un cammino di crescita spirituale. Anche all’alba del terzo millennio si sente il bisogno di una paternità spirituale: in particolare tra i giovani, i quali vanno in cerca di maestri, di padri e madri nello Spirito per essere aiutati ad affrontare un cammino di fede non illusorio tra i flutti e gli scogli, le nebbie e le confusioni della postmodernità. Questo quaderno presenta una serie di riflessioni sull’accompagnamento in prospettiva salesiana. Sono voci, prospettive ed esperienze diverse, non esaustive certamente, ma animate dall’unica ambizione di stimolare la riflessione e il confronto.
Quella di don Bosco si presenta come una spiritualità della gioia, della santa allegria, del «servite Domino in laetitia». Egli ripeteva ai suoi giovani che la santità è facile e consiste nello stare molto allegri. Il suo sguardo sulla vita spirituale non è disincarnato: ci sono tentazioni da respingere, inganni da smascherare, occasioni di peccato da evitare, pericoli da fuggire. I ritmi quotidiani del suo ambiente educativo sono esigenti, fanno appello alle energie interiori e fisiche di educandi ed educatori: preghiera e lavoro assidui, fedeltà, forza d’animo, spigliatezza, generosità e libertà interiore.
Tante volte ci viene posta, da persone che avvicinano la figura spirituale di Don Bosco attraverso la missione di noi suoi figli, una domanda: dove sta il segreto dello stretto legame tra Don Bosco e i giovani? La risposta è semplice: il legame risiede nella fedeltà che il nostro Padre ha avuto al progetto che Dio gli aveva preparato. Egli soleva dire ai suoi primi collaboratori dell’Oratorio: “Il padrone delle mie opere è Dio e Don Bosco non è altro che lo strumento” (MB, IV, 251). Il presente quaderno di spiritualità salesiana (= QSS), che intendiamo offrire all’intera Famiglia Salesiana, si sofferma proprio su questo “patrimonio spirituale”, ispirato alla carità di Gesù, buon Pastore. Don Bosco ha certamente contemplato a lungo il Gesù del Vangelo, colui che è stato l’amico dei fanciulli e dei giovani, colui che voleva che questi andassero da lui, quel personaggio del sogno dei 9 anni, figlio di colei che Giovannino salutava tre volte al giorno. L’azione “pastorale” di Don Bosco va capita alla luce di Cristo, buon Pastore.
La Parola di Dio nella vita della Chiesa e nella vita salesiana (Francis J. Moloney, sdb)
1. Leggere la Scrittura all’interno della propria tradizione
2. La Parola di Dio e la nostra tradizione
3. Scrittura e Tradizione
4. Parola di Dio come «spina nel fianco»
5. Come Don Bosco nelle strade di Torino. «La nostra regola vivente è Gesù Cristo» (Cesare BlSSOLl, sdb)
1. «Il Vangelo vissuto con lo spirito di Don Bosco splende come la regola suprema»
2. Vie salesiane alla comprensione di Cristo
3. Percezioni salesiane del mistero di Cristo
4. Professionisti della «vita Christi».
Apporti biblici per Vanimazione nella vita salesiana (Otto WAHL, sdb)
Introduzione
1. L’itinerario classico
2. Lo scopo dell’animazione
3. Ruoli dell’animatore
4. Qualità dell’animatore
5. Metodi dell’animazione
6. Fonti di energia per l’animazione
7. Limiti, rischi e possibilità dell’animazione.
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Indice:
Una pedagogia dell’amore, dell’amore cristiano
Assistenza: una parola chiave del metodo educativo
Continue reading “Otto Wahl ,Pietro Gianola – Don Bosco: Una presenza d’amore cristiano”
Questo numero dei QSS intende offrire alcuni contributi di stimolo e di sussidio per accompagnare la riflessione personale di ciascuno in quella ricerca di chiarificazione e di approfondimento che precede ogni tentativo di rinnovamento e di applicazione che non voglia restare superficiale ed inefficace. Questo quaderno è dedicato a ciò che oggi si usa chiamare «memoria», cioè l’approccio storico. La «memoria» è preparazione e riferimento fondamentale per una corretta applicazione all’oggi.
Apre questo numero un breve contributo sulla meditazione nelle Costituzioni delle FMA, integrativo del discorso fatto precedentemente. La riflessione continua poi in tre ambiti che, soprattutto nel concreto quotidiano, si dimostrano problematici: anzitutto è necessario che la meditazione si trovi in piena sintonia con il primato riconosciuto alla Liturgia e all’ascolto della Parola di Dio; lo scopo, le esigenze e i frutti della meditazione però non si identificano senz’altro con quelli della celebrazione liturgica; infine le tecniche «orientali» di meditazione non raggiungono ciò che è specifico della meditazione cristiana.
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