Dovendo dare un titolo a questo mio intervento, ho scelto «omelia e vita spirituale» perché mi permette di sottolineare la spiritualità come dinamismo che riguarda intimamente l’omelia,
sua sorgente, finalità ed attuazione operativa. L’altro titolo possibile – «spiritualità dell’omelia» – mi è sembrato suscettibile di alcune ambiguità che sono assolutamente da evitare.
Anzitutto esso potrebbe ingenerare l’idea della spiritualità come di un bell’abito da far indossare all’omelia, oppure come un insieme di caratteristiche da garantire e da curare perché
l’omelia sia rivestita o “verniciata” di spiritualità. In secondo luogo, si poteva correre il rischio di spostare eccessivamente l’attenzione sull’omileta, quasi che la garanzia della valenza spirituale dell’omelia provenga dal fatto che a tenerla sia quella che siamo soliti chiamare una «persona spirituale». Il che non è, anche se la dotazione spirituale dell’omileta – chi non lo sa? – è importantissima. Un ultimo pericolo è quello di considerare l’omelia come realtà e sé stante rispetto alla liturgia, quasi un pezzo opzionale di essa. Non è così. L’omelia è parte inseparabile della liturgia e da essa trae, primariamente, la sua efficacia spirituale.
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