Corso di Sistema Preventivo – Unità 4: Itinerari educativi dei doveri, della correzione e delle virtù operative

Nel Sistema Preventivo di don Bosco il giovane, singolo e in comunità, diventa discepolo e conformandosi interiormente all’ordine, rappresentato dai regolamenti e dalle prescrizioni, si disciplina in tutti i settori e strati della propria vita interiore ed esteriore. L’educazione diventa, così, opera di obbedienza e di disciplina nel senso più ampio: l’adempimento del dovere è in realtà compimento dei doveri, tutti, verso Dio, verso gli altri, verso se stessi. “I doveri” e “il dovere” si succedono, intrecciandosi, costantemente: tutto ciò che si ha da fare per salvarsi è il dovere del proprio stato – studio, lavoro – come banco di prova e di verifica dell’autenticità del compimento di tutti gli altri.

Nelle concezioni pedagogiche odierne, vedendo l’educazione e la pastorale giovanile simile a un capolavoro di arte raffigurativa, diventa importante avere chiaro il “prodotto” desiderato dello sforzo creativo: che cosa si vuole rappresentare, come saranno disposti i personaggi, quali emozioni si vogliono suscitare, in quale ambiente si collocherà la scena, ecc. Fino a qui però non c’è novità, le risposte a questi interrogativi sono gli obiettivi di ciò che si vuole dipingere (paradigma del prodotto). Perché un’opera sia un capolavoro, sono altrettanto importanti lo stile dell’artista, la tecnica, il metodo e i processi artistici che guidano tutto l’itinerario che porta l’opera a compimento (paradigma del processo). Infine, non per ultimo – anzi piuttosto per primo – è fondamentale osservare la persona dell’artista-educatore che si trova davanti alla tela bianca, i suoi mondi interiori, il suo passato, le tradizioni che hanno influito su di lui, la sua motivazione,
la spiritualità che fonde in un insieme i valori, i suoi dilemmi, debolezze, interrogativi e soprattutto le radici della sua vocazione da artista (paradigma dell’identità).

Lettura attualizzante dell’articolo di Michal Vojtáš sulla “Pedagogia dei doveri” che parte dall’esecuzione dei compiti per arrivare alle virtù operative trasformative


Oltre che normale pedagogia dell’incoraggiamento e dell’accompagnamento, essenza dell’ “assistenza”, il sistema preventivo diventa spesso pedagogia “correttiva”. È naturale, se si pensa che esso ha da fare con ragazzi in crescita con tutte le caratteristiche di “mobilità”, “irriflessione”, sventatezza, sudditanza agli influssi negativi in idee e comportamenti, a loro attribuite da don Bosco. La correzione si esprime in una ampia gamma di interventi di gravità ascendente: consigli, avvisi, richiami, ammonimenti, avvertimenti, rimproveri, minacce. Non sono azioni “punitive”, ma interventi mirati ad evitare leggerezze e sviamenti forieri di sbandamenti irreversibili, e ad assuefare alla proprietà e correttezza del pensare, del parlare, dell’operare

È il comportamento normale di qualunque amorevole e forte padre e madre di famiglia, consapevoli della propria responsabilità. Don Bosco non conosceva il permissivismo. I termini “correttivi” sono largamente diffusi nelle pagine sul sistema preventivo. Si immaginano educatori che «diano consigli, ed amorevolmente correggano». Si parla di «correzione fatta» e di «castigo minacciato»; di «avviso amichevole»; di benefattore che «avvisa»; di buonanotte, nella quale si dà «qualche avviso o consiglio intorno a cose da farsi o da evitarsi»

Lettura dell’analisi di Pietro Braido della pedagogia del dovere, della disciplina, della correzione e degli approcci differenziati o situazionali


Scarica qui la presentazione sugli itinerari educativi dei doveri, della correzione e delle virtù operative in prezi e in pdf

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