Don Albert Druart ha proposto un’approfondimento sull’identità del Cooperatore Salesiano studiata negli atti dei congressi mondiali della fine del secolo scorso e dell’inizio del nostro.
Don Albert Druart ha proposto un’approfondimento sull’identità del Cooperatore Salesiano studiata negli atti dei congressi mondiali della fine del secolo scorso e dell’inizio del nostro.
Il sesto colloquio internazionale sulla vita salesiana si è tenuto a Friburgo, in Svizzera, dal 26 al 29 agosto 1974, sul tema: Il cooperatore nella società contemporanea. È stato la naturale continuazione del colloquio svoltosi nel 1973 a Lussemburgo riguardante La Famiglia salesiana e ha preparato, a breve scadenza, il centenario dell’associazione dei Cooperatori salesiani.
Infine, dato che nessun programma è realizzabile senza persone preparate, Don Adrien van Luyn, vicario ispettoriale dei Salesiani d’Olanda, ha trattato di una delle questioni implicate nella preparazione all’azione salesiana: « la formazione di laici qualificati per l ’azione pastorale della Chiesa contemporanea ».
Una conferenza di Don Giovanni Raineri, consigliere generale dei Salesiani per la pastorale degli adulti, ha messo in chiaro un aspetto essenziale della missione salesiana, che mira ad assicurare un’« azione evangelizzatrice » originale nel mondo attuale.
In una “ pastorale aperta e dinamica” (alcuni vescovi la definiscono “ carismatica”), i responsabili della Chiesa locale cercano innanzitutto di scoprire le forze spirituali e apostoliche presenti e operanti in loco o che stanno sorgendo, mirano a valorizzarle al massimo e a coordinarle in un programma concertato insieme con gli interessati.
P. Giorgio Gozzelino, teologo dell’Ateneo salesiano di Torino, si è proposto di mostrare che il « dialogo » è un valore della tradizione salesiana, che sia per Don Bosco sia per i nostri contemporanei costituisce uno strumento di promozione che sarebbe un errore non valorizzare al massimo.
P. Mario Midali, teologo dell’Ateneo salesiano di Roma, ha voluto abbordare il difficile tema della libertà, del rispetto che l’educatore ne deve avere e del cambiamento di prospettiva che questo rispetto può esigere dalla mentalità religiosa tradizionale.
P. Jacinto Azcàrate, autore di un buon lavoro di storia salesiana, si è proposto di mostrare che il « dialogo » è un valore della tradizione salesiana, che sia per Don Bosco sia per i nostri contemporanei costituisce uno strumento di promozione che sarebbe un errore non valorizzare al massimo.
P. Hubert Lecomte comunica le sue riflessioni di sociologo sulla « gioventù povera ed abbandonata », che i salesiani non hanno mai cessato di considerare il campo preferito della loro azione apostolica.
P. Michel Mouillard, direttore del Centro salesiano mondiale della pastorale giovanile, ha espresso i valori propri dell’educatore salesiano, quale sembrano desiderare i giovani da lui conosciuti in Europa ed in America.
L’autore di queste righe ha voluto dire come i salesiani si erano comportati con la gioventù del XIX secolo.
Questo colloquio del 1970 sul servizio salesiano ai giovani era stato richiesto dal colloquio del 1969 sulla missione salesiana nella Chiesa. L’assemblea di Benediktbeuern (Baviera) ci aveva lasciati con fame. La teoria scarna doveva essere tradotta in termini concreti. Soprattutto, nella maggior parte delle comunicazioni, non si era propriamente trattato della gioventù, della gioventù povera, di cui spesso i salesiani hanno la passione. Bisognava quindi proseguire: l’assemblea di Barcellona non parlerebbe se non di questa forma di apostolato salesiano.
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