Convegno Internazionale di Pedagogia Salesiana

Jean-Marie Petitclerc réfléchit dans un premier temps sur les incidences d’un contexte de mutation sociétale sur la question éducative. Dans un deuxième temps, il réfléchit sur la pertinence de la réponse apportée par Don Bosco, à savoir le système préventif, avant d’ouvrir dans un troisième temps quelques pistes pour rendre possible son actualisation dans l’horizon actuel.

Miguel Angel García Morcuende inizia questa conferenza ponendosi di fronte a due parole millenarie: Vangelo ed educazione. Pochi termini, come questi, sono uniti da vincoli altrettanto significativi e complementari per quanto riguarda la formazione delle nuove generazioni. Le rispettive convergenze e divergenze di queste due dimensioni si ripercuotono in modo significativo sui principi e sulla prassi della Pastorale Giovanile Salesiana.

Mara Borsi spiega come, sin dalle origini, le Figlie di Maria Ausiliatrice si sono impegnate nell’elaborare percorsi metodologici al femminile secondo la consapevolezza della loro identità e del loro ruolo formativo nei confronti della donna. Nella comprensione ed attuazione del Sistema preventivo si è di fatto operata la traduzione pratica di un modello maschile in una comunità femminile con un margine di creatività e di flessibilità.

Michal Vojtáš, grazie al suo contributo vuole percorrere brevemente alcuni paradigmi storici di metodologia educativa salesiana, per poter proporre i loro superamenti più integrali e più adatti alle esigenze educative contemporanee.

Andrea Zampetti illustra come il lavoro di strada rappresenta l’espressione diretta della proposta educativa di don Bosco: stare con i ragazzi condividendo le fatiche quotidiane per restituire loro dignità e costruire una proposta che li renda liberi dal disagio che vivono.

Martin Lechner intende riferire su un nuovo approccio pedagogico-religioso, sviluppato presso l’Istituto per la pastorale giovanile di Benediktbeuern. Tale approccio è definito “educazione sensibile alla religione”.

Carlo Loots e Colette Schaumont sottolineano come il fondamento e la finalità della collaborazione tra salesiani e laici è la cura (dell’anima) del giovane. Assumendo questa cura ci si pone nella tradizione salesiana. In questa tradizione – condivisa e fonte di ispirazione – la cura dei giovani si concretizza in una vasta e svariata gamma di opere e iniziative, che si caratterizzano per uno stile (colore, approccio) definito ‘salesiano’. 

Secondo Michele Pellerey tramite la presenza costante in mezzo ai giovani, l’educatore, o il gruppo degli educatori, attiva, sostiene e orienta con loro un sistema di relazioni che costituisce la base fondamentale per promuoverne la crescita personale culturale, sociale, professionale. Tale sistema di relazioni può essere riletto nella sua qualità valorizzando in termini aggiornati la tradizionale formula ragione-religione-amorevolezza.

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