La corrispondenza di san Giovanni Bosco rispecchia la sua molteplice attività di promotore di opere educative e assistenziali, imprese editoriali e missionarie. Documenta anche la rete vastissima delle relazioni da lui intessute. Le sue sono lettere di un uomo d’azione, di un organizzatore instancabile, di un avveduto comunicatore, di un fondatore religioso e di un appassionato animatore di iniziative cattoliche. Poco spazio è dato agli aspetti spirituali, che egli preferisce trattare nella predicazione, nei colloqui personali o nel contesto del sacramento della Penitenza. Tuttavia non mancano lettere che, pur nella brevità, propongono indirizzi spirituali e consigli preziosi, dai quali emerge la sapienza e l’esperienza di un formatore d’anime. Continue reading “Giovanni Bosco – Consigli spirituali nelle lettere di don Bosco a ragazzi e giovani”→
L’autore confronta gli insegnamento di S. Anselmo di Aosta sull’educazione dei ragazzi e dei giovani oblati nei monasteri benedettini con i principi del Sistema Preventivo. Mette in risalto le molte sintonie (paternità, pazienza, adattamento, moderazione nelle correzioni e nei castighi, amorevolezza, conquista del cuore) e alcune differenze.
In occasione del bicentenario della nascita di don Bosco (1815-2015), fondatore della Congregazione salesiana, sono pubblicati in questo volume gli scritti di don Francesco Cerruti sulla persona, sull’opera educativa e sul pensiero pedagogico di don Bosco.
Nelle pagine del fascicolo pedagogico del 1877, don Bosco mette in risalto i vantaggi del Sistema preventivo e altri motivi per cui esso dovrebbe essere preferito; ma, allo stesso tempo, egli riconosce che la “applicazione pratica” del metodo di educazione da lui proposto comporta, per gli educatori, “alcune difficoltà”. Le difficoltà non mancarono neppure a Valdocco, specialmente nell’ambito disciplinare. Continue reading “Giovanni Bosco – Lettera da Roma alla comunità salesiana dell’Oratorio di Torino-Valdocco”→
La vita di don Giovanni Bosco e lo sviluppo del suo stile educativo si collocano inizialmente nel mondo rurale piemontese intessuto di tradizioni cattoliche secolari. I cambiamenti realizzati durante la sua vita e le scelte educative da lui via via operate, come il passaggio fondamentale dagli oratori ai collegi, denotano tuttavia un adattamento allo sviluppo della società liberale e laica dell’Italia durante il processo di unificazione.
Diversi furono, invece, i decenni posteriori del passaggio tra Ottocento e Novecento, caratterizzati da grandi e profondi mutamenti a livello mondiale, i quali suscitavano in molti l’aspettativa di un mondo nuovo proiettato nella direzione di un progresso illimitato sotto la spinta dello scientismo positivistico. Per un verso o per l’altro, il passaggio dei secoli sembrava anticipare a preparare un mondo intrinsecamente diverso dal passato. In questo contesto si trovò ad operare la prima generazione salesiana in un processo di espansione intercontinentale.
Video lezione di sintesi sul contesto e il pensiero pedagogico salesiano della prima generazione
La linea di fondo nel periodo in questione è di essere un altro don Bosco. Don Michele Rua, nella prima lettera da Rettor Maggiore don Rua esplicita il suo programma: “Noi dobbiamo stimarci ben fortunati di essere figli di un tal Padre. Perciò nostra sollecitudine dev’essere di sostenere e a suo tempo sviluppare ognora più le opere da lui iniziate, seguire fedelmente i metodi da lui praticati ed insegnati, e nel nostro modo di parlare e di operare cercare di imitare il modello che il Signore nella sua bontà ci ha in lui somministrato. Questo, o Figli carissimi, sarà il programma che io seguirò nella mia carica; questo pure sia la mira e lo studio di ciascuno dei Salesiani”.
Le risorse del periodo organizzate geograficamente
Bibliografia selezionata:
Albera P. – Gusmano C., Lettere a don Giulio
Barberis durante la loro visita alle case d’America (1900-1903), Introduzione, testo critico e note a cura
di Brenno Casali, LAS, Roma 2000.
Allievo, G., Studi
pedagogici in servigio degli studenti universitari delle scuole normali e degli
istituti educativi, Tipografia subalpina S. Marino, Torino 1893.
Allievo, G., La nuova scuola pedagogica ed i suoi pronunciamenti, Carlo Clausen, Torino 1905.
Il corso intende presentare la pedagogia salesiana nella sua evoluzione dalla prima generazione dei salesiani al terzo millennio, in connessione con diverse correnti pedagogiche, attualizzando le sue applicazioni alle problematiche educative contemporanee. Obiettivo del corso: la conoscenza della pedagogia salesiana nelle sue diverse fasi di sviluppo: dalle prime formulazioni della prima generazione dei salesiani fino alle teorizzazioni e buone pratiche contemporanee; la sistematizzazione degli elementi fondamentali della pedagogia salesiana in un insieme coerente; il confronto la pedagogia salesiana con le maggiori teorie pedagogiche; l’abilitazione alla progettazione educativa salesiana in un contesto specifico.
Si consiglia di accedere al corso dopo aver studiato almeno le basi del Sistema Preventivo di don Bosco per poter apprendere con efficacia i contenuti del presente corso che si collocano in tempi successivi a don Bosco. La tematica è suddivisa in dieci unità tematiche e ognuna di esse prevede i seguenti passaggi d’apprendimento:
Studiare una lettura importante che approfondisce gli elementi paradigmatici della tematica trattata (circa 15 pagine per unità)
Accompagnare la lettura con la presentazione in pdf.
Il corso è offerto dal salesiano Michal Vojtáš, ricercatore e professore nell’area della pedagogia salesiana all’Università Pontificia Salesiana di Roma.
La ragione, la “ragionevolezza” permea tutto l’ambiente e lo stile educativo di Don Bosco; soprattutto nell’ambito dell’educazione religiosa dove al sentimentalismo pietistico egli vuol sostituita una “pietà” convinta, cosciente, fondata su una impegnativa e seria “istruzione” religiosa.
Ma di “ragione” è, soprattutto, satura l’amorevolezza. Ragione significa, anzitutto, razionalità, guida della vita spirituale attraverso la chiarezza delle idee e della verità e non mediante la suggestione o la pressione emotiva e sentimentale. In questo senso, essa costituisce un elemento essenziale della carità soprannaturale e dell’autentica amorevolezza, che non dev’essere puro slancio affettivo e istintivo.
Ma ragione, “ragionevolezza”, nella concezione vissuta da D. Bosco, è anche buon senso, semplicità, rifuggire da ogni artificio e da ogni “montatura”. Essere “ragionevoli” educativamente significa, allora, evitare stranezze, artifici, complicazioni. Lo vuole il clima della famiglia e di ogni convivenza normale.
Nella concezione educativa di don Bosco il principio metodologico di base è il principio dell’amorevolezza: costruire fiducia, confidenza e amicizia attraverso un atteggiamento non facile di farsi prossimo ai giovani rispetto a tutta la loro vita. L’amorevolezza è quella bontà simpatica, quotidiana, affettiva ed effettiva nel desiderare il bene per la persona del giovane. Don Bosco raccomanda che gli educatori “come padri amorosi parlino, servano di guida ad ogni evenienza, diano consigli ed amorevolmente correggano”.
I dieci brevi documenti riportati in seguito – alcuni forse meno conosciuti che i precedenti nella storiografia salesiana – presentano anch’essi interesse nell’ottica della maturazione e della pratica del sistema educativo di don Bosco. Si tratta di una selezione, necessariamente limitata, di lettere personali a autorità responsabili della pubblica istruzione, a giovani e a educatori, e di circolari su tematiche pedagogico-didattiche. Continue reading “Principi pedagogici-didattici e questioni disciplinari”→