La tematica in oggetto è stata già presa in considerazione all’inizio degli anni settanta e solo recentemente è ricomparsa in varie pubblicazioni.
La tematica in oggetto è stata già presa in considerazione all’inizio degli anni settanta e solo recentemente è ricomparsa in varie pubblicazioni.
Dobbiamo subito dire che il periodo della vita salesiana del Primate di Polonia, card. August J. Hlond non è stato, finora, oggetto di uno studio monografico. Perciò non stupisce il fatto che il suo operato salesiano sia davvero poco conosciuto, se non addirittura ignorato.
Tra i sinodi un posto specifico occupa il sinodo plenario, che, secondo le norme del Codice di Diritto Canonico dell’anno 1917, riunisce i vescovi, i presbiteri e i laici ed è più vasto di una provincia ecclesiale, fatto con l’autorizzazione del papa, il quale tramite il Suo legato lo convoca e ne presiede i dibattiti. Il sinodo plenario comprende i vescovi delle provincie che hanno problemi comuni sotto l’aspetto pastorale, organizzativo o giuridico, e che collaborano nella realizzazione dei propri compiti.
Scopo di queste pagine è l’avvicinamento al pensiero teologico di Hlond, soprattutto come vescovo e pastore di anime, non come teologo accademico, ma come uomo attento agli interessi della Chiesa e della patria.
Il suo pensiero appare degno di analisi. Non ci si aspetti, però, una teologia sistematica
e una riflessione metodologicamente ordinata sulla parola di Dio, predicata dal card. August Hlond.
Collocandosi nell’orizzonte del “Sistema preventivo”, definito da Paolo VI un “incomparabile esempio di umanesimo pedagogico cristiano”, il volume offre al lettore la possibilità di accostare la realtà dell’accompagnamento da diversi punti di vista. I differenti approcci disciplinari permettono, infatti, di osservarlo come un diamante dalle molte sfaccettature ciascuna delle quali offre significati, contenuti, finalità e strategie dell’accompagnamento, senza tuttavia far perdere la consistenza del diamante stesso perché la sua unita e garantita dalla visione di riferimento che la ispira.
Queste riflessioni si riferiscono ai contenuti dell’opera di don Brenno Casali pubblicata dall’Istituto Storico Salesiano di Roma nel 1998. Vogliono cogliere aspetti particolari, come la fisionomia salesiana dei protagonisti, alcuni dei temi emergenti e dei problemi più significativi che appaiono in questa corrispondenza.
Indice:
Di don Bosco oggi diremmo che fu “un grande comunicatore”, sia che parlasse ai giovani nei sermoncini della sera, le buone notti, che dall’Oratorio di Torino passarono nella tradizione salesiana, sia che si rivolgesse al grande pubblico che incontrava percorrendo i paesi di Europa, per far conoscere le opere, destinate ai suoi giovani bisognosi. Lo stesso don Bosco scrive d’aver chiesto, divenuto sacerdote, «l’efficacia della parola, per poter far del bene alle anime», e aggiunge: «mi pare che il Signore abbia ascoltato la mia umile preghiera».
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Il presente articolo consiste nella prosecuzione di un articolo precedente che si trova in “Ricerche Storiche Salesiane” 34 (1999) p. 150.
Il Consiglio Internazionale dei Musei (ICOM) definisce come un Museo, ogni istituzione permanente e senza scopo di lucro aperta al pubblico che acquisisce, conserva, ricerca ed espone collezioni di oggetti di natura culturale o scientifica per scopi di studio, educazione e intrattenimento. I musei sono stati i responsabili del mantenimento e della trasmissione di una parte significativa del patrimonio culturale.
Nell’ambito degli studi sui Cattolici e la Resistenza, l’«esigenza di disporre di dati quantitativi e accertati e di una documentazione coeva e convalidata dagli opportuni riscontri, al fine di superare un’attività di studio molto spesso in larga parte ancora basata sulla memorialistica e sulla letteratura successiva», è stata recentemente sottolineata nel corso di un convegno nazionale organizzato dall’Istituto Sturzo; convegno nazionale che concludeva cinque convegni interregionali di studio, nei quali si era anche affermato che all’interno del mondo ecclesiastico era «stato fin troppo trascurato dagli storici il ruolo ricoperto dagli ordini e dagli istituti religiosi».
I salesiani, venuti dall’Italia, si stabilirono nel 1900, nella città di San Salvador, capitale dello stato di Bahia. Due anni dopo, fondarono nello Stato di Sergipe, 355 km a nord, una scuola agricola nel luogo chiamato Tebaida, a 18 km dalla capitale dell’Aracaju.
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