Giovanni Bosco – Lettere di don Bosco: Ricorsi alla beneficienza privata

I contributi economici chiesti da don Bosco e ottenuti dalle pubbliche autorità ed istituzioni non erano certamente in grado di far fronte alle ingenti spese dell’Opera salesiana. Era necessario ricorrere alla beneficenza privata. Logicamente don Bosco si rivolse con le sue lettere in particolar modo alle famiglie e ai singoli individui che godessero di possibilità economiche, vale a dire appartenenti al ceto nobiliare, per lo più grandi proprietari, e all’alta e media borghesia dell’epoca, notoriamente disponibili nei confronti di elargizioni benefiche. Una parte, seppure modesta del loro risparmio privato, poteva in effetti trovare sbocco in opere educative ed assistenziali come quelle di don Bosco.

Questi poi lentamente, ma senza soluzione di continuità, allargò l’area geografica dei suoi potenziali benefattori, passando dalla ristretta cerchia torinese e piemontese, che poteva conoscere personalmente, all’ampia cerchia nazionale e anche internazionale, che poteva raggiungere con le lettere circolari e la corrispondenza privata. Assidue sono le lettere destinate ai più generosi benefattori francesi degli ultimi anni: la famiglia Quisnard di Lione, mademoiselle Claire Louvet e soprat- tutto i coniugi Colle di Tolone (76 lettere) che offrirono somme valutabili in attuali milioni di euro. I benefattori più cospicui (Callori, Fassati, Ricci des Ferres, Corsi, Uguccioni, madre Galeffi, i citati Colle e Louvet in Francia, Dorotea di Chopitea in Spagna…) don Bosco li avvicinò anche personalmente nel corso dei suoi numerosissimi viaggi, organizzati sovente proprio alla ricerca di liquidità nei ricorrenti ed imprevedibili momenti di crisi economica, quando la beneficenza nazionale e locale veniva a contrarsi. La risposta di don Bosco a tanta generosità era “semplicemente” un sentito grazie, una sincera promessa di preghiere al Signore o alla Vergine da parte sua e dei suoi giovani, un caldo augurio di felicità terrena ed eterna personale e familiare, eventualmente un invito a fargli visita e sedersi alla sua mensa. Fra le innumerevoli lettere scritte da don Bosco a singoli benefattori lungo il corso dei suoi quarantadue anni di vita spesa per i giovani ne pubblichiamo semplicemente una ventina, selezionate secondo un duplice criterio: quello di offrire esempi di particolari modalità di aiuto economico (semplici offerte, prestiti, eredità, acquisto di azioni, di oggetti, di biglietti di lotteria, ecc.) ed esempi dei vari stringenti bisogni per cui don Bosco chiedeva denaro: pagare fatture pregresse dei viveri di prima necessità, acquistare alimenti e vestiario, estinguere debiti, saldare affitti e tasse, pagare esenzione dei chierici dalla leva militare, arredare case e chiese, organizzare spedizioni missionarie, ecc. Vi si aggiungano le spese di nuove costruzioni, di acquisto e adattamento di edifici già esistenti.

Periodo di riferimento: 1851 – 1886

Giovanni Bosco, Lettera da Roma alla comunità salesiana dell’Oratorio di Torino-Valdocco,in Istituto Storico Salesiano, Fonti Salesiane. 1. Don Bosco e la sua opera, LAS, Roma 2014, pp. 335-359.

Istituzione di riferimento:
Istituto Storico Salesiano
Istituto Storico Salesiano

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