Il contributo si propone di indicare alcune direzioni interpretative emergenti dalla lettura delle lettere scritte da don Bosco nel periodo che va dal 1835 al 1863 e che sono contenute nel primo volume dell’Epistolario edito da Francesco Motto. Tali fonti riguardano la prima fase dell’attività del santo educatore.
Francesco Motto, curatore dell’Epistolario di don Bosco, presenta i criteri metodologici adottati per l’edizione critica, le difficoltà incontrate, le fasi del lavoro: ricerca delle lettere nei vari archivi pubblici e privati; trascrizione e regesto dei documenti; apparato storico.
L’edizione critica dell’epistolario di don Bosco è giunta al sesto volume, che comprende 422 lettere del biennio 1878-1879, delle quali oltre cento non comprese nell’epistolario precedente di Eugenio Ceria.
In questo studio si presenta il profilo di Don Bosco come guida spirituale, attraverso le lettere che scrisse alla cooperatrice salesiana francese Claire Louvet (1832 -1913). Di questa corrispondenza non disponiamo ancora dell’edizione critica e neppure di studi specifici, tranne il contributo di John Itzaina pubblicato nel 1990, in cui l’autore costata alcuni tratti che rivelano Don Bosco come guida nella vita spirituale, tuttavia quest’aspetto è ancora praticamente tutto da esplorare.
Vengono pubblicate, in attesa di essere inserite in appendice all’ultimo volume dell’edizione critica dell’epistolario di don Bosco, quattordici lettere inedite dell’educatore piemontese, che non erano ancora state recuperate al momento della pubblicazione dei singoli volumi finora editi.
Le quasi 700 lettere inedite offerte dall’edizione critica dell’Epistolario di don Bosco – giunta al terzo volume e di cui è in corso di stampa il quarto – sembra offrire agli studiosi e agli appassionati una serie di dati e di informazioni tali da apportare un apprezzabile e innovativo contributo alla conoscenza della vita, della personalità e dell’operato del santo torinese.
Il reperimento e la pubblicazione di varie lettere nel secondo e terzo volume dell’Epistolario di don Bosco pone l’A. in condizione di studiare il carteggio “politico” del santo con Pio IX per il decennio successivo all’unità d’Italia (1862-1872), dopo che aveva già avuto modo di dedicare la sua attenzione all’analogo carteggio per gli anni di immediata preparazione alla stessa unità nazionale (1858-1861).
Don Francesco Bodrato (1823-1880), capo della seconda spedizione missionaria salesiana (1876), si trovò a dover consolidare l’opera salesiana in America, allora ai suoi primi passi.
Il suo Epistolario documenta che non mancava di indicare di volta in volta a Torino i vari passaggi attraverso i quali il progetto delle nuove fondazioni si veniva realizzando.
Il presente articolo approfondisce le azioni condotte da Don Bosco tra il 1864 ed il 1868 narrate tramite un epistolario; questo approfondimento costituisce la prosecuzione dell’articolo in RSS 31 (1997) p. 263.
È uscito il secondo volume dell’Epistolario di don Bosco nell’edizione critica curata, come per il primo, da Francesco Motto, direttore dell’Istituto Storico Salesiano di Roma. Contiene il testo, corredato dal relativo apparato delle varianti e da copiose note storiche, di 537 lettere.
L’intento di questa ricerca ha lo scopo di far meglio conoscere la benefattrice Marie Lasserre, che è avvolta in un alone di mistero e, attraverso la sua corrispondenza con don Michele Rua e don Celestino Durando, i soli che ne conoscevano l’esistenza, le origini dell’istituto di Caserta, del quale è fondatrice.
La vita di don Giovanni Bosco e lo sviluppo del suo stile educativo si collocano inizialmente nel mondo rurale piemontese intessuto di tradizioni cattoliche secolari. I cambiamenti realizzati durante la sua vita e le scelte educative da lui via via operate, come il passaggio fondamentale dagli oratori ai collegi, denotano tuttavia un adattamento allo sviluppo della società liberale e laica dell’Italia durante il processo di unificazione.
Diversi furono, invece, i decenni posteriori del passaggio tra Ottocento e Novecento, caratterizzati da grandi e profondi mutamenti a livello mondiale, i quali suscitavano in molti l’aspettativa di un mondo nuovo proiettato nella direzione di un progresso illimitato sotto la spinta dello scientismo positivistico. Per un verso o per l’altro, il passaggio dei secoli sembrava anticipare a preparare un mondo intrinsecamente diverso dal passato. In questo contesto si trovò ad operare la prima generazione salesiana in un processo di espansione intercontinentale.
Video lezione di sintesi sul contesto e il pensiero pedagogico salesiano della prima generazione
La linea di fondo nel periodo in questione è di essere un altro don Bosco. Don Michele Rua, nella prima lettera da Rettor Maggiore don Rua esplicita il suo programma: “Noi dobbiamo stimarci ben fortunati di essere figli di un tal Padre. Perciò nostra sollecitudine dev’essere di sostenere e a suo tempo sviluppare ognora più le opere da lui iniziate, seguire fedelmente i metodi da lui praticati ed insegnati, e nel nostro modo di parlare e di operare cercare di imitare il modello che il Signore nella sua bontà ci ha in lui somministrato. Questo, o Figli carissimi, sarà il programma che io seguirò nella mia carica; questo pure sia la mira e lo studio di ciascuno dei Salesiani”.
Le risorse del periodo organizzate geograficamente
Bibliografia selezionata:
Albera P. – Gusmano C., Lettere a don Giulio
Barberis durante la loro visita alle case d’America (1900-1903), Introduzione, testo critico e note a cura
di Brenno Casali, LAS, Roma 2000.
Allievo, G., Studi
pedagogici in servigio degli studenti universitari delle scuole normali e degli
istituti educativi, Tipografia subalpina S. Marino, Torino 1893.
Allievo, G., La nuova scuola pedagogica ed i suoi pronunciamenti, Carlo Clausen, Torino 1905.