In occasione del primo centenario della «Lettera di don Bosco da Roma del 10 maggio 1884», ne fu pubblicata l’edizione critica nelle due redazioni conservate: la redazione breve, diretta ai giovani, e quella lunga, diretta alla comunità salesiana dell’Oratorio di Torino-Valdocco. «Alla forma breve — scrive P. Braido nelle pagine introduttive — sembrano pure riferirsi preoccupazioni e interessi particolarmente accentuati a Valdocco nelle settimane e nei mesi successivi al ritorno di Don Bosco da Roma. Ricorre insistente il problema dell’ ‘ordinamento’ dell’Oratorio e, soprattutto della ‘riforma’ disciplinare, morale e religiosa della comunità giovanile, con speciale attenzione alla comunità studentesca, che alimentava le prevalenti speranze di nuove ‘vocazioni’, ecclesiastiche e salesiane». Continue reading “José Manuel Prellezo – Valdocco 1884 problemi disciplinari e proposte di riforma. Introduzione e testi critici”→
L’ autrice scrive in vista della festa dell’Immacolata concezione, una lettera diretta alle proprie consorelle, le quali, in preparazione di tale festa, vengono indirizzate a mantenere un esemplare comportamento, e netto distacco dalle sempre più licenziose mode emergenti. Vengono così esortate ad ammonire e scoraggiare, qualsiasi comportamento o tendenza ad aderire a tale moda, da parte delle ragazze che frequentano i locali salesiani, in particolar modo l’oratorio. Seguono apporti delle consorelle, sulla questione sopracitata e sull’organizzazione.
Sono tutti autentici i «detti», anche importanti, attribuiti a don Bosco? Lemoyne, e coloro che lo hanno seguito e utilizzato, hanno sempre adottato un metodo di composizione corretto e oggettivo? Nel presente studio l’Autore offre un primo contributo alla soluzione del problema. L’analisi critica, storica e letteraria di alcuni tra i «logia» più significativi attribuiti a don Bosco, avvalora l’ipotesi che non pochi di essi sono stati arbitrariamente ricostruiti, manipolati o inventati. Continue reading “Francis Desramaut – Autour de six logia attribués à don Bosco dans les Memorie Biografiche”→
“Uno e non ultimo studio di D. Bosco in quest’anno – scrive G. B. Lemoyne riferendosi all’anno 1863 – era stata la fondazione del Collegio di Mirabello. Ne aveva scritto il regolamento, mettendo per base quello dell’Oratorio, specificando tutti i doveri dei singoli superiori e degli alunni, mutando ciò che non era adattato alla natura dell’Istituto”. Questo “regolamento – che rimase per vari anni manoscritto, sempre secondo la testimonianza di Lemoyne – doveva essere come lo statuto fondamentale, anche di tutte le altre case che col tempo sarebbonsi aperte. Esigeva che se ne facesse gran conto”. Continue reading “Giovanni Bosco – Regolamenti dei primi collegi fondati fuori Torino”→
Fra le pratiche più originali attuate nella prassi educativa di Valdocco, e conservate nella successiva tradizione salesiana, sono da mettere in risalto le “Buone notti”: brevi “parlate” o “discorsetti” tenuti dopo le preghiere della sera. Don Bosco si rivolge agli alunni in presenza dei loro educatori (superiori della casa, maestri, assistenti), familiarmente, con linguaggio semplice e attraente. Continue reading “Giovanni Bosco – Buone notti ai giovani di Valdocco”→
La vita di don Giovanni Bosco e lo sviluppo del suo stile educativo si collocano inizialmente nel mondo rurale piemontese intessuto di tradizioni cattoliche secolari. I cambiamenti realizzati durante la sua vita e le scelte educative da lui via via operate, come il passaggio fondamentale dagli oratori ai collegi, denotano tuttavia un adattamento allo sviluppo della società liberale e laica dell’Italia durante il processo di unificazione.
Diversi furono, invece, i decenni posteriori del passaggio tra Ottocento e Novecento, caratterizzati da grandi e profondi mutamenti a livello mondiale, i quali suscitavano in molti l’aspettativa di un mondo nuovo proiettato nella direzione di un progresso illimitato sotto la spinta dello scientismo positivistico. Per un verso o per l’altro, il passaggio dei secoli sembrava anticipare a preparare un mondo intrinsecamente diverso dal passato. In questo contesto si trovò ad operare la prima generazione salesiana in un processo di espansione intercontinentale.
Video lezione di sintesi sul contesto e il pensiero pedagogico salesiano della prima generazione
La linea di fondo nel periodo in questione è di essere un altro don Bosco. Don Michele Rua, nella prima lettera da Rettor Maggiore don Rua esplicita il suo programma: “Noi dobbiamo stimarci ben fortunati di essere figli di un tal Padre. Perciò nostra sollecitudine dev’essere di sostenere e a suo tempo sviluppare ognora più le opere da lui iniziate, seguire fedelmente i metodi da lui praticati ed insegnati, e nel nostro modo di parlare e di operare cercare di imitare il modello che il Signore nella sua bontà ci ha in lui somministrato. Questo, o Figli carissimi, sarà il programma che io seguirò nella mia carica; questo pure sia la mira e lo studio di ciascuno dei Salesiani”.
Le risorse del periodo organizzate geograficamente
Bibliografia selezionata:
Albera P. – Gusmano C., Lettere a don Giulio
Barberis durante la loro visita alle case d’America (1900-1903), Introduzione, testo critico e note a cura
di Brenno Casali, LAS, Roma 2000.
Allievo, G., Studi
pedagogici in servigio degli studenti universitari delle scuole normali e degli
istituti educativi, Tipografia subalpina S. Marino, Torino 1893.
Allievo, G., La nuova scuola pedagogica ed i suoi pronunciamenti, Carlo Clausen, Torino 1905.