Formuliamo la domanda: i testimoni che depongono nel processo di beatificazione e canonizzazione del terzo successore di san Giovanni Bosco riconoscono in lui una vera guida o direttore spirituale propriamente detto? Come lo spiegano?
Formuliamo la domanda: i testimoni che depongono nel processo di beatificazione e canonizzazione del terzo successore di san Giovanni Bosco riconoscono in lui una vera guida o direttore spirituale propriamente detto? Come lo spiegano?
Madre Mazzarello, come prima superiora della comunità dì Mornese, si sente « sorella tra le sorelle », una sorella però che ha la responsabilità di formare le altre. Questa formazione si svolge nel vivere quotidiano. Qui la Madre si rivela come una vera « direttrice di anime ».
La storia della direzione spirituale nel cristianesimo non è ancora stata scritta. La nota che segue non può dunque pretendere di riassumere questa storia sia pure per la sola epoca moderna, che lo storico fa cominciare col secolo decimo sesto.
Nelle note che seguono, don Bosco stesso ci spiegherà le sue concezioni intorno alla direzione spirituale: 1) parlandoci del proprio direttore, che è un santo canonizzato e che fu per lui un costante modello; 2) dicendoci l’ideale che proponeva, esplicitamente o no, ai suoi diretti; 3) manifestando, attraverso esortazioni e comportamenti, lo stile che dava alla sua direzione (luogo, contenuto, linguaggio…), da parte sia del direttore che del diretto.
Riccardo Tonelli ha definito il ruolo delle comunità nel sorgere e maturare delle vocazioni salesiane. Secondo don Tonelli, esse nascono, come la fede che suppongono, più di un contesto narrativo ed evocativo che in un contesto argomentativo.
Oggi dunque sembra possibile e salutare una direzione spirituale. Alcuni suoi tratti sono stati delineati nelle relazioni e durante i dibattiti di quei giorni molto interessanti nel loro insieme. Le questioni che si ponevano i partecipanti ricevettero tutte una risposta soddisfacente? Le loro inquietudini furono placate e i loro timori scongiurati?
La Spagna crede, oggi più ancora di ieri, alle possibilità che offre l’aspirantato, vivaio e centro di formazione dei giovani reclutati. I campi vocazionali, i weekends vocazionali, le giornate dei giovani amici di don Bosco, la partecipazione di cappellani salesiani a diverse associazioni cristiane di giovani, offrono risultati differenti.
Guido Gatti ha trattato della « origine e sviluppo della vocazione salesiana », che ha presentato come un tutto. Il processo vocazionale è coestensivo a tutta la vita; in esso sono importanti tanto le rinunce quanto le soddisfazioni.
I problemi del sorgere e del maturare delle vocazioni salesiane dei differenti gruppi emersero il secondo giorno con la relazione di Severino De Pieri. Questa relazione su gli « Aspetti psicologici della vocazione salesiana » portò il punto di vista dello psicologo.
Le inchieste sulle vocazioni salesiane nel 1981, realizzate in due ispettorie spagnole particolarmente vivaci (Madrid e Bilbao), i cui risultati furono esposti da don Arcadio Cuadrado e don Juliàn Sànchez, fecero intendere che il servizio ai giovani è oggi un motivo d’impegno dominante nelle giovani generazioni salesiane.
I Cooperatori salesiani pongono problemi particolari di identità sia giuridica che culturale, e Maria Pia Onofri li denunciò con grande libertà di parola. La loro autonomia è spiacevolmente ristretta in una Famiglia dove, da sempre, i religiosi e le religiose mantengono il potere e l’iniziativa.
I problemi di identità e i problemi di vocazione salesiana, oggetto diretto del nostro colloquio, hanno parti comuni. Chi vuol tentare di risolvere o anche solo di comprendere i secondi non può ignorare i primi.
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