L’estratto fornisce un’occhiata a un importante colloquio tenuto a Lione nel 1968 e poi a Benediktbeuern, in Germania, nel 1969, incentrato sulla missione salesiana nella Chiesa cattolica.
L’estratto fornisce un’occhiata a un importante colloquio tenuto a Lione nel 1968 e poi a Benediktbeuern, in Germania, nel 1969, incentrato sulla missione salesiana nella Chiesa cattolica.
In Europa si verificano due tendenze forti nelle nostre società: una continua secolarizzazione con un laicismo politico e dall’altro lato un risveglio religioso con forme diverse (p.e. le giornate mondiali della gioventù ma anche le discussioni sul velo musulmano o la bioetica).
Viviamo un momento storico che viene qualificato, e a ragione, come profondo cambio epocale. Un cambiamento che si esprime e si percepisce in una grande molteplicità di aspetti e di ambiti. Uno di questi, di grande importanza, è quello che potremmo chiamare di vera labilità polisemica dei concetti e dei termini che usiamo.
Il XXIV Colloquio della Famiglia Salesiana è nato dall’esigenza di chiarire il significato corretto del termine ‘Laicità’ nella pletora di significati che gli si attribuiscono, per potere inculturare correttamente la finalità dell’educazione salesiana nella realtà laica contemporanea.
Il sistema educativo di don Bosco, di fatto, a partire dagli anni ’50 del Novecento, è stato studiato e descritto non sulla linea delle idee e delle “dottrine” pedagogiche, ma collocandolo nel suo contesto culturale, religioso e sociale, mettendo in relazione idee e fatti, quadri mentali e scelte operative.
Tra l’autunno 1943 e il 1944 molti istituti religiosi, maschili e femminili, ospitarono singoli o interi nuclei familiari di ebrei scampati al rastrellamento del 16 ottobre. La scarsità di documentazione scritta ha sollecitato un’indifferibile raccolta di informazioni tramite i testimoni superstiti.
I fatti del 1821 rappresentarono, nelle loro riflessioni, la presa di coscienza della necessità di un approccio diverso e più realistico alla situazione politica che, abbandonate aspirazioni velleitarie, favorisse un’azione di consolidamento istituzionale e di graduali riforme e un paziente lavoro di formazione dell’opinione pubblica, sulla linea perseguita da Prospero Balbo.
Da qualche anno, sempre più insistentemente, si auspica, accanto all’abbondante produzione storiografica e pedagogica su don Bosco, anche una più attenta riflessione teologica, condotta con strumenti appropriati, tali da mettere in risalto, a partire dall’esperienza del Fondatore, le costanti e i tratti connotativi della spiritualità salesiana.
Questo articolo esplora la possibilità di applicare il Sistema Preventivo, ampiamente adottato nelle scuole, anche nell’ambito militare. Don Bosco, il principale teorico del Sistema Preventivo, affermava che questo metodo è adatto per scuole e istituzioni per minorenni, ma preferiva il Sistema Repressivo per adulti e militari, dove il comando deve essere esercitato con severità e distacco. Questo contrasto solleva domande sulla coerenza delle sue idee, considerando il contesto risorgimentale e pedagogico italiano. Don Bosco, pur avendo una mente pratica e un’approfondita esperienza educativa, non aveva esperienza diretta in ambito militare, il che rendeva difficile per lui proporre riforme in questo campo.
Spiritualità è oggi la parola corrente per significare una dottrina di vita spirituale, un ordine cioè di principii sulla perfezione cristiana e un coordinamento di mezzi per acquistarla. Un tempo, invece dell’astratto, si preferiva in generale il concreto “ spirito “. Il primo termine sembrerebbe indicare prevalentemente un sistema, il secondo un metodo; ma nella pratica uno vale l’altro.
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Sono dunque 52 lettere, destinate tutte, meno una, a Mad. de la Flechère. A lei dirette l’Edizione di Annecy ne ha 108, che vanno dal 2 aprile 1608 alla metà di settembre 1622. Delle nostre la prima è del 20 gennaio 1609 e l’ultima del 22 dicembre 1621.
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E ormai largamente conosciuta l ’edizione critica delle « Opere e scritti editi e inediti » di San Giovanni Bosco, cui il compianto D. Caviglia attese negli ultimi anni della sua laboriosa esistenza con amore di figlio e con indagine di dotto e che ora è giunta al suo IV volume, mentre è pronto il materiale di altri volumi successivi.
Il metodo educativo di Don Bosco, noto come il “Sistema Preventivo,” si fonda su tre pilastri: ragione, religione e amorevolezza. La ragione è centrale nel suo approccio e può essere considerata sotto tre aspetti: come facoltà intellettuale, come abito o virtù, e come atto, identificabile con la coscienza. Don Bosco intende la ragione come scienza, cioè una conoscenza sistematica e ragionata, e sottolinea l’importanza di una cultura viva e pronta, sebbene il suo metodo non si distingua per una cultura superiore, ma per una cultura popolare e catechistica.
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L’orientare, il dirigere questa esuberante popolazione scolastica nei suoi singoli verso le professioni convenienti all’essere sociale, è, nonché un problema, un bisogno e un dovere sociale, che incombe ai dirigenti della vita nazionale.
Messo così nella sua propria luce il piccolo libro, e rimettendo alle postille occasionali le notizie od osservazioni sulla struttura ed economia di esso, mi sembra aperta la via all’esame del contenuto, seguendo appunto le intenzioni dello scrittore.
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