Pietro Gianola – Don Bosco: una presenza d’amore cristiano

La lettera di Don Bosco da Roma, firmata il 10 maggio 1884, è un documento che ha scritto con il cuore e nel quale ha messo dentro una vita. Non la si può leggere solo con il cervello, ma con intelletto d’amore. Bisogna meditarla lasciandola liberamente risuonare dentro, usando cultura, esperienza e connaturalità.

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Silvano Oni – Salesiani e l’educazione dei giovani durante il periodo del fascismo

Gli anni che la storiografia italiana, a proposito della propria storia nazionale,
denomina come Età fascista, sono anni particolarmente difficili per quanto riguarda
la situazione politica, caratterizzata in Italia dal totalitarismo imposto da Mussolini,
con tutte le gravi conseguenze che ne sono derivate. Ma si possono, senza dubbio,
intendere come particolarmente difficili anche per quel che riguarda il tema che più
direttamente desidero affrontare: l’educazione dei giovani. In pochi momenti della
sua storia, infatti, la Chiesa è stata sfidata in modo così risoluto sul campo dell’educazione
dei giovani come è avvenuto, in questi anni, da parte del regime fascista: con
un progetto di uomo nuovo alternativo a quello cristiano, con un’organizzazione per
fascia d’età che entrava in diretta concorrenza con le organizzazioni ecclesiali, con
una disponibilità di mezzi e strutture che era decisamente superiore a quella di cui
il mondo ecclesiale in generale, e salesiano in particolare, potevano disporre, con la
pretesa, infine, di riservare l’educazione giovanile alla propria esclusiva competenza.

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Ferdinando colombo – Volontari italiani per gli altri popoli

Possiamo affermare che la nascita della stessa società salesiana non è altro che la strutturazione giuridica e comunitaria delle scelte di volontariato del Fondatore e dei suoi primi collaboratori.

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Pietro Braido – Poveri e abbandonati, pericolanti e pericolosi: pedagogia, assistenza, socialità nell’esperienza preventiva di Don Bosco

Due eventi di diversa portata agli inizi e verso la fine dell’esperienza educativa di don Bosco illuminano alcune fondamentali valenze della sua proposta «preventiva»: assistenziale, pedagogica, sociale. Il primo risale agli anni ‘50 e viene rievocato da uno dei primi «oratoriani», Giuseppe Brosio (1829-1883)1, che verso il 1880 rilascia una testimonianza su una contestazione avvenuta all’Oratorio intorno agli anni ‘50. Il secondo evento è legato a certe campagne giornalistiche degli anni 1882-83 che lanciano contro don Bosco l’accusa di «politico» o «politicante» occulto. Don Bosco non respinge del tutto l’addebito; anzi, non esita a sottolineare in più occasioni la finalità e la portata sociale e politica della sua scelta «educazionista».

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Michele Novelli – Educare i giovani attraverso la formula del “teatrino” di Don Bosco- “Il teatro dei giovani” nel secondo dopoguerra

Il prefiggersi di mostrare quante generazioni di Italiani sono state educate dai salesiani di don Bosco, attraverso lo strumento del “Teatrino”, è impresa ardua, quanto impossibile e non certo adeguata al ristretto spazio concesso a questo studio, che tuttavia vuole essere piuttosto un lavoro redazionale, dal momento che attinge fedelmente alla rivista “Il Teatro dei Giovani – Letture Drammatiche” sotto la direzione di don Marco Bongioanni. Il limite va ricercato, quindi, in un periodo ben preciso (inizi anni ‘50) e ad una fonte ben identificata.

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Francesco Traniello – Don Bosco e l’educazione giovanile: la «storia d’Italia»

Quando Giovanni Bosco decise di cimentarsi con una Storia d’Italia dai suoi primi abitatori ai nostri giorni, “raccontata alla gioventù”, egli aveva già alle sue spalle due opere di divulgazione storica, la Storia ecclesiastica, “ad uso delle scuole, utile per ogni ceto di persone”, pubblicata nel 1845, e la Storia sacra, “per uso delle scuole, utile ad ogni stato di persone”, uscita per la prima volta nel 1847.

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Francesco Motto,Silvano Sarti – Andamento e dislocazione delle case salesiane in Italia. Andamento e provenienza dei salesiani italiani. Dati statistici 1861-2010

Don Bosco e l’azione educativa, sociale, religiosa della società salesiana da lui fondata nel dicembre 1859 – praticamente alla vigilia dell’unità d’Italia (marzo 1861) – non sono ignoti all’opinione pubblica italiana, ma probabilmente non è molto conosciuta la diffusione che l’Opera salesiana ha avuto nei 150 anni della sua presenza sull’attuale territorio nazionale. Altrettanto si può forse dire della risposta vocazionale che generazioni di giovani Italiani hanno dato alla società salesiana, vuoi per un servizio educativo in patria, vuoi per consacrarsi alla stessa missione all’estero. Eppure i numeri parlano da sé: 386 case entro i confini nazionali, frequentate in vario modo da qualche milione di ragazzi, e 17.538 salesiani italiani (operanti in Italia o in un centinaio di Paesi dei cinque continenti)1. Tutto ciò senza contare gli adulti raggiunti tramite l’azione pastorale delle parrocchie e l’attività editoriale che pure conta un secolo e mezzo di vita. Le rapide informazioni statistiche, che qui si presentano, intendono semplicemente contribuire a colmare questo duplice vuoto di conoscenza a servizio di tutti, compresi gli studiosi di storia civile e di storia religiosa.

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Francesco Motto,Guglielmo Malizia – L’evoluzione dell’opera salesiana in Italia. Dati quantitativi 1861-2010.

Questo studio intende presentare nelle sue linee essenziali l’evoluzione dell’opera salesiana sul piano quantitativo durante i 150 anni dall’Unità di Italia. Indubbiamente, il primo obiettivo sarà quello di descrivere la situazione, cercando di fornire informazioni il più possibile oggettivamente fondate.

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Maria Pia Bianco – Il cammino dell’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice nei solchi della storia (1943-1957)

Il secondo volume de Il cammino dell’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice nei solchi della storia (1943-1957) offre a chi legge la particolare situazione vissuta dall’Istituto negli anni della seconda guerra mondiale e dell’immediato dopoguerra (1939-1945) per il conflitto in atto in Europa e nel Medio Oriente, contemporaneo al fiorente irradiarsi del messaggio cristiano nelle missioni delle Figlie di Maria Ausiliatrice [FMA] in America del Sud. La sofferenza quindi per il dolore di tanti innocenti e l’improvviso annientarsi di feconde prospettive – anche in Cina il comunismo di Mao metteva alla prova la prima generazione di FMA e le loro opere piene di speranza – si intrecciavano allo stupore grato per l’espandersi vigoroso dell’evangelizzazione nell’America Latina. La gioia delle nuove fondazioni, frutto dell’eroismo delle prime missionarie, donne di tempra mornesina, rinvigoriva la fede e la speranza.

 

Periodo di riferimento: 1943 – 1957

Mariapia Bianco, Il cammino dell’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice nei solchi della storia (1943-1957), Volume 2, Roma, Istituto FMA 2010.

Istituzione di riferimento:
Istituto FMA
Istituto FMA

Maria Pia Bianco – Il cammino dell’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice nei solchi della storia (1923-1943)

Il volume è la continuità della narrazione del Cammino dell’Istituto nel corso di un secolo di Giselda Capetti.

Questo volume curato da sr. Maria Pia Bianco ricostruisce la storia dell’Istituto delle FMA che va dal 1923 al 1943. Un ventennio di storia intessuto di croce e di luce, di persecuzione e di santità, di ardente operosità apostolica e di offerta generosa consumata nel silenzio. Continue reading “Maria Pia Bianco – Il cammino dell’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice nei solchi della storia (1923-1943)”

Aldo Giraudo,Cosimo Semeraro,Fabio Attard,Giorgio Zevini,Jesús Manuel García,Juan Picca,Morand Wirth,Octavio R. Balderas,Rafael Vicent – Accompagnare, tra educazione, formazione e spiritualità

Quando parliamo di accompagnamento o di direzione spirituale, ci ricolleghiamo a un’esperienza che nella storia si è espressa in forme molto ricche, articolate e varie. Nell’ambito cristiano l’esercizio sistematico della “direzione spirituale” è iniziato – come sembra – con la vita anacoretica e cenobitica. I primi monaci, quando non esistevano istituzioni e strutture formative, avviavano alla vita monastica e formavano i neofiti affidandoli all’autorità morale e spirituale di un monaco riuscito, riconosciuto come “padre spirituale”. In questo contesto l’accompagnamento spirituale supponeva un rapporto interpersonale ricco e profondo. Un rapporto di paternità spirituale come partecipazione alla paternità di Dio. Anche se la “direzione spirituale” è nata in ragione della formazione dei monaci, non si è ridotta ad essa. Vi sono stati, fin dal principio, cristiani assetati di Dio che andavano dai monaci a chiedere luce. Soprattutto nel Medioevo, con la fondazione degli Ordini mendicanti e dei Terz’ordini, la direzione spirituale si estese ai laici.

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