Don Hubert Knapp, professore di sociologia alla Scuola superiore di Benediktbeuern (Baviera), nel suo saggio « Comprensione e formazione della vita comunitaria salesiana: contributo a partire dai dati della psicologia sociale sperimentale ».
Don Hubert Knapp, professore di sociologia alla Scuola superiore di Benediktbeuern (Baviera), nel suo saggio « Comprensione e formazione della vita comunitaria salesiana: contributo a partire dai dati della psicologia sociale sperimentale ».
Don Alfonso Ruocco, che era stato segretario della sottocommissione sulla vita fraterna e apostolica al Capitolo Generale Speciale, era senza dubbio il più atto a parlare della « comunità salesiana locale al capitolo generale del 1971 ».
Don Giovanni Raineri ha descritto la storia delle comunità intermedie a livello di ispettorie in un saggio che non ha riscontri uguali nella letteratura salesiana.
F. Desramaut si è prefisso di descrivere « la immagine guida della comunità salesiana locale dell’ultima parte dell’Ottocento », soprattutto a partire dai capitoli generali dell’epoca, da questi incontri privilegiati, che esprimono insieme e forgiano lo spirito di una società religiosa.
Don Eugenio Valentini, autore di numerosi studi su questioni salesiane, fornisce una comunicazione scritta sulla « comunità nella tradizione salesiana », di cui leggeremo qui di seguito le prime pagine. Richiama certe componenti essenziali della comunità locale delle origini, quando Don Bosco la vedeva espandersi attorno a sé.
L’idea che la comunità è “la risposta” a tutti i problemi, conferisce a tutte le ricerche comunitarie uno slancio, un clima di speranza e una forza di impegno che non si ritrovano nelle discussioni più oggettive o negli sforzi più prosaici di quanti si preoccupano di riformare le istituzioni conferendo loro una nuova struttura ».
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P. Mario Midali, teologo dell’Ateneo salesiano di Roma, ha voluto abbordare il difficile tema della libertà, del rispetto che l’educatore ne deve avere e del cambiamento di prospettiva che questo rispetto può esigere dalla mentalità religiosa tradizionale.
P. Giorgio Gozzelino, teologo dell’Ateneo salesiano di Torino, si è proposto di mostrare che il « dialogo » è un valore della tradizione salesiana, che sia per Don Bosco sia per i nostri contemporanei costituisce uno strumento di promozione che sarebbe un errore non valorizzare al massimo.
P. Jacinto Azcàrate, autore di un buon lavoro di storia salesiana, si è proposto di mostrare che il « dialogo » è un valore della tradizione salesiana, che sia per Don Bosco sia per i nostri contemporanei costituisce uno strumento di promozione che sarebbe un errore non valorizzare al massimo.
P. Piet Bakker, del Centro catechistico di Amsterdam, ha sviluppato le sue idee su una « catechesi realista », fondata veramente sul « piccolo uomo » tale quale si presenta all’educatore cristiano.
P. Vittorio Gambino ha ricordato ai discepoli di Don Bosco e di Francesco di Sales — due « umanisti » — che essi devono sviluppare tutto l’uomo e che la loro missione presso i giovani, quindi, ha anche una dimensione politica.
P. Michel Mouillard, direttore del Centro salesiano mondiale della pastorale giovanile, ha espresso i valori propri dell’educatore salesiano, quale sembrano desiderare i giovani da lui conosciuti in Europa ed in America.
P. Hubert Lecomte comunica le sue riflessioni di sociologo sulla « gioventù povera ed abbandonata », che i salesiani non hanno mai cessato di considerare il campo preferito della loro azione apostolica.
«Il sessennio che stiamo iniziando ci immette in un cammino ecclesiale e sociale proiettato verso il terzo Millennio, carico di prospettive ricche di speranza, ma non prive di una certa trepidazione.
Gli Atti del CG XX offrono un ricco materiale per la riflessione personale e il ripensamento comunitario durante gli anni che seguiranno.
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