Si riporta la lista dei partecipanti al XX colloquio internazionale sulla vita salesiana tenutosi a Barcellona tra il 22 e il 27 agosto 1996.
Si riporta la lista dei partecipanti al XX colloquio internazionale sulla vita salesiana tenutosi a Barcellona tra il 22 e il 27 agosto 1996.
L’espressione, messa a titolo, dice in sintesi il mio punto di vista: “possedere” anche la morte per vivere pienamente nell’amore alla vita.
Anche in altri paesi, dove l’organizzazione Don Bosco Jugend Dritte Welt ha dato il proprio aiuto aprendo centri giovanili e laboratori professionali con lo scopo di procurare migliori possibilità per il futuro, i giovani in genere prendono conoscenza della disponibilità di strumenti e macchine senza venirne minimamente toccati.
Il titolo, parafrasando un’espressione di don Bosco, indica la prospettiva in cui mi colloco in sintonia con l’intenzionalità del colloquio, raccordando, come nella vicenda di Gesù, morte e vita, terra e cielo, basso e alto, prima e dopo.
Il tema di questo libro porta inevitabilmente alla domanda: “Come tradurre in un’azione educativa la speranza cristiana?”.
Si intende tradizionalmente per novissimi gli ultimi stati che l’uomo deve sperimentare e che lo attendono, cioè la morte, il giudizio di Dio, il paradiso per i giusti e l’inferno per i malvagi.
Penetrare il senso della vita, della morte, dell’aldilà nel vissuto delle Figlie di Maria Ausiliatrice [FMA] non è un’impresa facile.
Pensando ai giovani, speranza dell’umanità, amiamo immaginarci una foresta di alberi robusti, rigogliosi di vita, slanciati nel tronco verso il cielo, con i rami folti e verdi, o carichi di fiori o di frutti, a seconda della stagione e animati dal va e vieni musicante e allegro degli uccelli.
L’analisi della condizione giovanile all’interno della cultura della società contemporanea, sviluppata secondo un approccio che privilegia categorie dicotomiche (come per es. “cultura di morte” e “cultura di vita”) può suscitare una certa perplessità a chi é abituato a cogliere la complessità e la pluralità delle dimensioni e dei fattori sociali intervenienti in questo tipo di studio.
Giovanni Paolo II ha coniato l’antitesi: “cultura di vita” – “cultura di morte” per designare la dialettica dagli esiti contraddittori del vivere contemporaneo.
La realtà giovanile da molto tempo viene considerata ormai come un vettore o indicatore di cambiamento sociale, sia da parte dei garanti dell’ordine costituito, fosse solo per inquietarsi delle loro eventuali spinte innovative fuori dagli schemi consolidati, sia da parte dei progressisti, fosse solo per godere della loro capacità di contestazione.
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