Paolo Gariglio – “«Chi salirà il monte del Signore? Chi ha mani innocenti e cuore puro». Un’esperienza pastorale diocesana di ispirazione “donboschiana” in “Quaderni di spiritualità salesiana. Nuova serie-4”.

In questo articolo, viene riportata un’esperienza pastorale diocesana di ispirazione “donboschiana”, secondo la quale i giovani sono educatori e testimoni di Gesù per i loro stessi coetanei. In questo senso, dalla sua esperienza Don Paolo Gariglio ne ritrae una vera e propria pedagogia giovanile, dove i giovani formati cristianamente secondo una precisa metodologia diventano a loro volta pastori di altri giovani, costruendo un vero e proprio ponte tra i ragazzi e i sacerdoti e tra il sacerdote e Dio. 

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Pietro Braido – Teddy-boys di sempre

La stampa non è venuta meno al suo dovere. Ha gridato all’allarme. Ha creato un’opinione; ed ogni tanto la rinnova. Non le mancano i fatti, talvolta anche tragici. Poi, com’è giusto e buono, tace. Altri problemi grandi e minuti l’impegnano altrove: altri avvenimenti, conferenze, incontri, cronache mondane con gli abituali divorzi e le separazioni, immancabili all’appuntamento quotidiano come i delitti e le disgrazie stradali. Si tratta, ancora, spesso di «teddy-boys», più attempati, più dignitosi, più « giudiziosi ». Sono adulti, persone per bene, uomini capaci e di
grandi iniziative. Per qualcuno, ad esempio, non è nemmeno cattiva azione involare ad un altro la moglie legittima, abbandonando la propria e reciprocamente.

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Pietro Braido – Appunti per una interpretazione pluridimensionale della «contestazione giovanile»

L’ occasione offerta da alcune forme particolarmente vistose nel tempo, nello spazio, nei metodi, della «contestazione» (tra cui quella «globale») invita a impostare il discorso secondo approcci molteplici con intenti prevalentemente pedagogici. Si proporranno qui alcune «proposte» che riguardano sostanzialmente i seguenti punti: 1) la descrizione del fenomeno; 2) le remote matrici psico-sociologiche; 3) condizioni più immediatamente « situazionali »; 4) orientamenti interpretativi più generali; 5) ipotesi di intervento in senso prevalentemente educativo.

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Pietro Braido – La prassi di Don Bosco e il sistema preventivo. L’orizzonte storico

Tutta la prassi «educativa» di don Bosco, un’ intera vita consacrata ai giovani, è «preventiva». Essa, infatti, è essenzialmente progettuale, previsionale e propositiva, impegnata nel presente a garantire il futuro, temporale e spirituale, dei giovani, di ciascun giovane, e della società civile e religiosa, in cui sono chiamati ad operare; e, correlativamente, a predisporre istituzioni e persone (SDB, FMA, Cooperatori) disponibili ad assicurare continuità e dinamicità a tale impegno. Ancor prima don Bosco aveva inserito i laici nel suo lavoro in favore degli oratori. «Pii signori di Torino» collaborano nelle prime scuole festive e serali (MO 184, Cenno storico e Cenni storici). Laici e laiche sono membri di commissioni, promotori e promotrici delle lotterie da lui organizzate (Cenno storico ed Elenchi vari del 1852, 1857, 1862, 1865, 1866).

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Pietro Braido – Don Bosco per i giovani: l’ « oratorio » una « congregazione degli oratori »

Piccole vicende, a un certo punto del tutto ovvie, hanno portato don Bosco a fermarsi a Torino, prete proveniente dalla campagna, perfettamente acclimatato col mondo della città. Erano stati ardui, al paese, i primi passi segnati dalle concrete difficoltà di studiare e seguire la vocazione ecclesiastica. Decisiva fu la scelta operata alla fine della sua formazione clericale, nel 1844. In teoria avrebbe potuto optare di nuovo per l’universo di origine, ritornare alle « radici » familiari, ambientali, culturali, come semplice potenziale « curato di campagna ». Ma in pratica le esperienze degli anni 1841-1844 lo avevano già preorientato in una certa direzione: l’occuparsi di ragazzi con particolari problemi morali e religiosi, diversi da quelli finora incontrati nelle sue terre e nella cittadina della sua formazione studentesca e seminaristica, la quieta Chieri, tradizionale, quasi « monacale ».

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Giovanni Bosco – Scritti sul sistema preventivo nell’educazione della gioventù

Nel presente lavoro si è cercato di ricomporre l’immagine di Don Bosco ricorrendo alle fonti più varie, non solo alle trattazioni «teoretiche», ma anche alle cronache, alle biografie, alla letteratura giovanile e popolare, a regolamenti e formulazioni di carattere direttivo e organizzativo. Per questo la terza e la quarta parte, dove si troveranno gli scritti «pedagogicamente» più elaborati e intenzionali, sono precedute e seguite da documentazioni più aderenti alla storia vissuta e all’azione realizzata: il racconto, fatto da Don Bosco stesso, delle origini della sua vocazione e della sua opera, insieme ai motivi che ne definirono successivamente gli scopi e i metodi.

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Pietro Braido – Vocazione del coadiutore salesiano all’apostolato caritativo pastorale e educativo

Il presente lavoro dimostra come sia necessario e urgente che la Congregazione, attraverso gli organi competenti, giuridici e tecnici, approfondisca la realtà del Coadiutore e il significato della sua presenza operativa in essa. La famiglia salesiana si compone non solo di sacerdoti
e chierici, ma anche di laici chiamati Coadiutori perché hanno per particolare ufficio di coadiuvare i sacerdoti nelle opere di carità cristiana proprie della Congregazione.

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Giovanni Bosco – L’Oratorio di s. Francesco di sales ospizio di beneficenza. Esposizione del Sacerdote Giovanni Bosco

La denominazione di Ginnasio privato, data inesattamente all’Ospizio di S. Francesco di Sales in questi ultimi giorni, cagionò danno e non leggeri disturbi ai giovanetti in esso ricoverati. A fine di dare all’Autorità scolastica ed alle altre Autorità dello Stato una giusta idea della natura e dello scopo di questo Istituto gioverà certamente un ragguaglio storico, da cui apparisca quali siano stati i suoi rapporti colle pubbliche Autorità, e come dalle medesime sia stato costantemente riconosciuto opera di carità da’ suoi primordii fino al presente.

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Gertrud Stickler – “Risanare e curare le «radici» perché si espanda la vita – Approccio psicologico” in “Colloqui sulla Vita Salesiana 18”

Pensando ai giovani, speranza dell’umanità, amiamo immaginarci una foresta di alberi robusti, rigogliosi di vita, slanciati nel tronco verso il cielo, con i rami folti e verdi, o carichi di fiori o di frutti, a seconda della stagione e animati dal va e vieni musicante e allegro degli uccelli.

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Renato Mion – “Analisi fenomenologica e ipotesi interpretative” in “Colloqui sulla Vita Salesiana 18”

L’analisi della condizione giovanile all’interno della cultura della società contemporanea, sviluppata secondo un approccio che privilegia categorie dicotomiche (come per es. “cultura di morte” e “cultura di vita”) può suscitare una certa perplessità a chi é abituato a cogliere la complessità e la pluralità delle dimensioni e dei fattori sociali intervenienti in questo tipo di studio.

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Giovanni Bosco – Della vera scuola per ravviare la Società pel prof. teol. missionario apostolico Antonio Maria Belasio, direttore spirituale del seminario di Vigevano

Carissimo Teol. Prof. D. Belasio, lessi e meditai la sua importantissima operetta intitolata: Della vera scuola per ravviare la società. Trovai tutto che mi piacque.

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Renato Mion – “L’immaginario giovanile nella relazione fra i sessi” in “Colloqui sulla vita salesiana, 16”

Analizzare l’immaginario giovanile nelle relazioni tra i sessi significa collocarci anzitutto in una prospettiva socio-culturale di studio qualitativo, dove vengono privilegiate le dimensioni soggettive e personali, il vissuto e le percezioni dei giovani circa le categorie, prima interiorizzate e poi utilizzate nel loro linguaggio comune, che guidano i rapporti tra ragazzi e ragazze, nonché le reciproche attese nella fase dell’adolescenza e della giovinezza. Continue reading “Renato Mion – “L’immaginario giovanile nella relazione fra i sessi” in “Colloqui sulla vita salesiana, 16””

Antonio Miscio – “Don Michele Rua e la Toscana”, in “Don Michele Rua primo successore di Don Bosco. Tratti di personalità, governo e opere (1888-1910)”.

Dovendo venire in Toscana e a Firenze, implorato dall’Arcivescovo e dalla Commissione della Società Cattolica Operaia, per precisare i termini della reciproca collaborazione a favore dell’opera impiantata già dal 6 marzo 1881 in Via Cimabue, don Bosco vuole accanto don Rua, già presentendo in cuore che trattare con i fiorentini non fosse cosa agevole, e da notizie e informazioni giunte da amici di Firenze, deducendo l’incertezza dei termini e la necessità di fare chiarezza sul perché i Salesiani erano venuti a Firenze e sulle condizioni del loro rimanere. Continue reading “Antonio Miscio – “Don Michele Rua e la Toscana”, in “Don Michele Rua primo successore di Don Bosco. Tratti di personalità, governo e opere (1888-1910)”.”

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