Questo testo, scritto dal Rettor Maggiore della congregazione salesiana nel 1915 durante la Prima guerra mondiale, offre una prospettiva unica sulle sfide e le fonti di conforto affrontate dalla comunità salesiana in quel periodo.
Questo testo, scritto dal Rettor Maggiore della congregazione salesiana nel 1915 durante la Prima guerra mondiale, offre una prospettiva unica sulle sfide e le fonti di conforto affrontate dalla comunità salesiana in quel periodo.
Da lungo tempo e da molte parti mi fu chiesto con grande insistenza di consacrare la nostra Pia Società al Sacro Cuore di Gesù, con atto solenne e perentorio. Specialmente insistettero in questo assunto le nostre Case di Noviziato e di Studentato, congiunte in lega santa, e la cara memoria di quell’indimenticabile nostro Confratello che fu Don Andrea Beltrami. Dopo un lungo ritardo, consigliatomi dalla prudenza, credo opportuno esaudire queste suppliche ora, che il secolo decimonono volge al termine, e si avanza, lieto di molte speranze, il secolo ventesimo.
Nei tempi nostri il Signore non tenne una via diversa da quella tenuta in antico. Che anzi, o fosse che ove abbondò l’iniquità volle che abbondasse la grazia, o che all’abisso dei nostri mali si richiedesse un abisso di misericordia, ci fornì di un aiuto poderoso sopra ogni altro, e che tutte sopravanza le altre misericordie.
In questa lettera, il Rettor Maggiore Paolo Albera si concentra sull’importanza della pietà come fondamento della vita religiosa e della missione educativa.
La lettera del 15 maggio 1911 del Capitolo superiore dei salesiani delinea importanti deliberazioni riguardanti il corso tecnico, i convitti-pensionati e le vacanze durante l’anno scolastico. In merito al corso tecnico, viene confermato il principio di non ammettere corsi tecnici interni nei collegi, ma si tollera l’integrazione del programma per le classi 1a e 2a tecnica fino a completamento delle disposizioni legislative-scolastiche italiane.
Nella presente lettera, Don Paolo Albera tratta il tema delle disposizioni della S. Sede che vietano la lettura dei giornali per gli ecclesiastici e riporta alcune indicazioni di Don Bosco e Don Rua in riferimento di tali disposizioni.
La lettera, datata 9 luglio 1911, sottolinea l’opposizione di Don Bosco, al passare le vacanze presso le famiglie o gli amici. Albera esorta gli ispettori a collaborare uniti per far rispettare le disposizioni esistenti e ad evitare due abusi specifici: cure costose non adatte alla condizione economica dei membri e il trasferimento delle richieste di permesso direttamente al Rettor Maggiore anziché ai superiori immediati.
Il testo presenta un’analisi dettagliata sulla disciplina religiosa nel contesto della Pia Società Salesiana, con particolare enfasi sulle visioni e gli insegnamenti di San Giovanni Bosco. Diviso in sezioni numerate, il testo esplora i motivi di conforto e di dolore nel ruolo di superiore, evidenziando le gioie incontrate durante i congressi e le prove affrontate all’interno della congregazione. Si discute il ruolo formativo di San Giovanni Bosco e la sua attenzione alla disciplina come fondamento per la crescita spirituale dei suoi seguaci.
Paolo Albera, sacerdote salesiano, rivolge importanti comunicazioni agli ispettori della Società Salesiana riguardanti la gestione degli istituti e delle attività educative.
L’articolo discute l’importanza della vita di fede, evidenziando tre diverse fasi della vita spirituale cristiana. Esplora i germi della fede insiti nell’anima umana fin dalla nascita e i benefici derivanti dalla fede, che abbracciano un’ampia gamma di aspetti esistenziali.
L’articolo riporta una lettera datata 22 novembre 1912, indirizzata ai confratelli salesiani, in cui si discute la possibilità della beatificazione di Don Bosco e l’iniziativa degli ex-allievi per erigere un monumento in suo onore.
L’estratto fornito presenta una riflessione incentrata sull’ubbidienza, vista come virtù fondamentale nel contesto religioso dei salesiani.
La circolare, datata 5 aprile 1914, annuncia una decisione del Capitolo superiore dei salesiani riguardante l’anticipazione del Capitolo generale previsto per il 1916.
Michael Rua (1837-1910) was a pupil, then the lifetime collaborator and finally, the first successor of St. John Bosco as Rector Major of the Salesian Society (1888-1910). During his Rectorate the Salesians grew from 1030 members in 64 houses to 4420 confreres scattered across the globe. Don Rua’s letters to England offer the reader a glimpse of the character of their writer and of the pastoral care he took of a small group of relatively insignificant Salesians in what was very often the inhospitable atmosphere of the British empire at the height of its power.
Lo studio che viene proposto prende in esame “quanto” e “come” la Congregazione salesiana, a partire dal Concilio Vaticano II a oggi, ha riflettuto sulla natura della sua missione educativa e pastorale tra i giovani. Punto di partenza di questa indagine è il CG19 celebratosi nella primavera del 1965 a lavori conciliari ancora in corso. Negli Atti del CG la Congregazione esprime in modo netto la propria identità educativa consolidata dalla tradizione salesiana e sintetizzabile nello slogan formare “buoni cristiani e onesti cittadini”. Continue reading “Sabino Frigato – “Educazione ed evangelizzazione. La riflessione della Congregazione salesiana nel Postconcilio” in “Evangelizzazione e educazione””
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