Silvano Oni – Salesiani e l’educazione dei giovani durante il periodo del fascismo

Gli anni che la storiografia italiana, a proposito della propria storia nazionale,
denomina come Età fascista, sono anni particolarmente difficili per quanto riguarda
la situazione politica, caratterizzata in Italia dal totalitarismo imposto da Mussolini,
con tutte le gravi conseguenze che ne sono derivate. Ma si possono, senza dubbio,
intendere come particolarmente difficili anche per quel che riguarda il tema che più
direttamente desidero affrontare: l’educazione dei giovani. In pochi momenti della
sua storia, infatti, la Chiesa è stata sfidata in modo così risoluto sul campo dell’educazione
dei giovani come è avvenuto, in questi anni, da parte del regime fascista: con
un progetto di uomo nuovo alternativo a quello cristiano, con un’organizzazione per
fascia d’età che entrava in diretta concorrenza con le organizzazioni ecclesiali, con
una disponibilità di mezzi e strutture che era decisamente superiore a quella di cui
il mondo ecclesiale in generale, e salesiano in particolare, potevano disporre, con la
pretesa, infine, di riservare l’educazione giovanile alla propria esclusiva competenza.

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Michele Novelli – Educare i giovani attraverso la formula del “teatrino” di Don Bosco- “Il teatro dei giovani” nel secondo dopoguerra

Il prefiggersi di mostrare quante generazioni di Italiani sono state educate dai salesiani di don Bosco, attraverso lo strumento del “Teatrino”, è impresa ardua, quanto impossibile e non certo adeguata al ristretto spazio concesso a questo studio, che tuttavia vuole essere piuttosto un lavoro redazionale, dal momento che attinge fedelmente alla rivista “Il Teatro dei Giovani – Letture Drammatiche” sotto la direzione di don Marco Bongioanni. Il limite va ricercato, quindi, in un periodo ben preciso (inizi anni ‘50) e ad una fonte ben identificata.

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Pietro Braido – L’anima dell’educatore

In questa breve introduzione della rivista «Orientamenti Pedagogici» si delinea una caratteristica fondamentale e costitutiva dell’«anima» dell’educatore. Anche il pedagogista ed educatore, Kerschensteiner, lo pone in primo piano, primo nell’ordine logico e nell’ordine ontologico tra tutti i caratteri accennati, quale condizione di tutti gli altri, e cioè la dedizione agli alunni, quella che Don Bosco chiamerebbe la «consacrazione» ai giovani («il direttore deve essere tutto consacrato a’ suoi educandi).

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Pietro Braido – Collaborazione

Un amico, facendoci giungere dalla Spagna le sue felicitazioni per la pubblicazione di «Orientamenti pedagogici », aggiungeva: « mi sembra dovere di ogni educatore o amico dell’educazione collaborare in qualche modo in questa nobile e necessaria impresa dell’orientare educatori ed educandi nell’immenso mare e nell’infinito spazio che è il “problema dei giovani”.

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Fausto Perrenchio,Juan José Bartolomé – Parola di Dio e Spirito Salesiano. Ricerca sulla dimensione biblica delle Costituzioni della Famiglia Salesiana

Il Progetto si propone come obiettivo di approfondire la dimensione biblica delle Costituzioni della Famiglia Salesiana commentando non i testi biblici inseriti all’inizio dei singoli capitoli o nel «corpo» degli articoli, bensì i principali temi biblici presenti nelle Costituzioni. Partendo quindi dal testo costituzionale, che tratta di un certo contenuto, i collaboratori sono stati chiamati ad evidenziarne lo sfondo biblico, in modo da illuminare meglio la vita salesiana alla luce della Parola di Dio.

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Pietro Braido – Religione e pedagogia nell’opera scientifica di Angiolo Gambaro

Non è possibile immaginare Angiolo Gambaro se non nel suo studio, che è quasi il suo laboratorio. Il tavolo di lavoro e i libri sembrano costituire con la sua persona quasi un’unica realtà viva e parlante. Di essi non è piena soltanto la sua lunga giornata operosa, ma le conversazioni, la scuola, gli incontri, dove scaturiscono sempre nuovi propositi di ricerca, precisazioni, acute osservazioni, ricordi di scienza.

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Aldo Giraudo – Domenico Savio raccontato da Don Bosco. Riflessioni sulla vita

Il presente testo è nato dalle riflessioni scaturite durante il Simposio sulla “Vita di Domenico Savio” (libro scritto da Don Bosco), organizzato dall’Istituto di Spiritualità della Facoltà di Teologia dell’Università Pontificia Salesiana, in occasione del cinquantesimo anniversario della canonizzazione di San Domenico Savio (12 giugno 1954).  L’incontro ha offerto l’occasione per riflettere, attraverso il ritratto biografico del Santo adolescente, sul modello di santità proposto da don Bosco agli adolescenti e ai giovani.

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Pietro Braido – Teddy-boys di sempre

La stampa non è venuta meno al suo dovere. Ha gridato all’allarme. Ha creato un’opinione; ed ogni tanto la rinnova. Non le mancano i fatti, talvolta anche tragici. Poi, com’è giusto e buono, tace. Altri problemi grandi e minuti l’impegnano altrove: altri avvenimenti, conferenze, incontri, cronache mondane con gli abituali divorzi e le separazioni, immancabili all’appuntamento quotidiano come i delitti e le disgrazie stradali. Si tratta, ancora, spesso di «teddy-boys», più attempati, più dignitosi, più « giudiziosi ». Sono adulti, persone per bene, uomini capaci e di
grandi iniziative. Per qualcuno, ad esempio, non è nemmeno cattiva azione involare ad un altro la moglie legittima, abbandonando la propria e reciprocamente.

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Pietro Braido – Insegnanti e educatori

Non c’è da stupirsi che nell’agitarsi delle questioni educative e scolastiche, le discussioni oscillino quasi prevalentemente tra due poli: alunni e insegnanti, giovani e adulti. In una delle fasi più torride, anche climaticamente, si è parlato e scritto molto, polemicamente, di «gioventù bruciata» o di «teddy-boys» e di «somari in cattedra». Sono seguite immediatamente le giuste e doverose rettifiche, le riserve, le smentite. I «giovani d’oggi», nella gran massa, nella quasi totalità, sono come furono sempre, un impasto di virtù, di positive speranze, di belle energie, inscindibili da difetti, debolezze e incertezze preoccupanti.

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Pietro Braido – Una politica della gioventù

Nel discorso programmatico pronunciato dal Capo del Governo italiano il 2 agosto u. s. ci ha colpito tra gli altri un impegnativo riferimento ai giovani: «La politica della scuola deve poi avere un coronamento in una politica della gioventù. Essa scaturirà dalle politiche dei Ministeri della Pubblica Istruzione, del Lavoro, della Difesa, dell’Interno, del Turismo e dello Spettacolo, della Sanità, se esse saranno con opportuno coordinamento, volte a offrire ai giovani il migliore
ambiente e le più serene prospettive di formazione civica, di istruzione professionale, di lavoro, di ricreazione, che riaprano il cuore dei giovani alla speranza, e li inseriscano come forze rinnovatrici nella vita nazionale».

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