Andrea Bozzolo – La “forma di santità” di don Bosco. Lettura teologica delle deposizioni nei processi di beatificazione e canonizzazione

Lo studio ha lo scopo di delineare la forma di santità che emerge nei processi di beatificazione e canonizzazione di san Giovanni Bosco attraverso un’ermeneutica teologica delle deposizioni fatte dai testimoni. Con l’espressione forma di santità si intende mettere inevidenza due elementi strettamente uniti: la natura della santità cristiana (la sua identità teologale) e la sua espressione del tutto originale nel vissuto del singolo santo. La santità è l’incontro riuscito tra l’infinita novità di Dio e la libertà di un soggetto storico che si apre alla forza rinnovatrice dell’evento pasquale e accetta di diventare un “uomo nuovo”. Continue reading “Andrea Bozzolo – La “forma di santità” di don Bosco. Lettura teologica delle deposizioni nei processi di beatificazione e canonizzazione”

Stefano Mazzer – «Tu non hai più padre». Orfanezza e paternità nell’esperienza spirituale di don Bosco a partire dalle “Memorie dell’Oratorio di san Francesco di Sales”

Lo studio affronta un aspetto poco indagato, nelle implicanze teologico-spirituali del carisma di don Bosco, che è l’intreccio continuo tra l’esperienza di orfanezza e quella di paternità nella storia del santo, così come viene restituita dalle autografe “Memorie dell’Oratorio”, per individuarne alcuni spunti teologico-spirituali. Continue reading “Stefano Mazzer – «Tu non hai più padre». Orfanezza e paternità nell’esperienza spirituale di don Bosco a partire dalle “Memorie dell’Oratorio di san Francesco di Sales””

Pietro Braido – Scienza e saggezza nell’azione educativa: contributo ad una conciliazione tra teoria e pratica

Nel seguente articolo si tratterà della difficile coesistenza di teorici e pratici, contemplativi e uomini di azione. In varie versioni essa si è largamente sviluppata come contrapposizione
della vita alle idee, della prassi alla verità logica; o ancora come antitesi tra la scienza e la tecnica, da una parte, con i loro quadri sistematici e le previsioni esatte, e, dall’altra, l’uomo concreto o la natura o la storia reale e vissuta, che spezza schemi e annulla previsioni.

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Pietro Braido – Intelligenza e cuore in un valido messaggio educativo. Ricordo di Don Bosco nel 150° anniversario della nascita

Il seguente articolo scritto in occasione del 150° anniversario della nascita di Don Bosco ripercorre i due elementi fondamentali e significativi del suo messaggio: l’intelligenza, l’intuizione, del suo tempo e dei suoi fenomeni caratteristici, specialmente se connessi con la preponderante vocazione giovanile, e il quasi connaturale istinto di adeguarvi pensieri, sentimenti, azioni; e insieme, l’amore, sincero e profondo, la schietta simpatia, che segnò inconfondibilmente la sua azione umana, cristiana, sacerdotale.

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Senza autore – Sulle strade di Don Bosco

Dalla «regal Torino», capitale del Regno Sabaudo e poi dell’Italia risorgimentale, si arriva al Colle Don Bosco, posto a una trentina di km, attraverso una serie di dolci colline e di ondulazioni su cui cresce la vite, mentre nelle zone pianeggianti si stendono pascoli, campi di granturco e di frumento. Una terra bella, calma, dai colori sfumati nel giro delle stagioni.

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Giovanni Bosco – Scritti pedagogici e spirituali

La presente raccolta di scritti e documenti, quelli più sintetici e incisivi, in gran parte «classici» in rapporto alle esperienze e alle idee di don Bosco, confermeranno l’impressione di un itinerario progressivo e coerente, che coincide con l’intero arco della sua attività religiosa e civile, dal 1845 al 1886. Essi testimoniano la costanza delle ispirazioni e dei principi e la flessibilità degli adattamenti e degli arricchimenti.

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Pietro Braido – Stili di educazione popolare cristiana alle soglie del 1848

In questo articolo vengono messi a confronto Ferrante Aporti, educatore sociale, e don Bosco. Sono accomunati dalla stessa sensibilità ‘popolare’ per l’educazione e dall’ispirazione umanitaria cristiana. Mentre differiscono l’uno dall’altro per i destinatari e per i metodi usati, ad esempio Aporti si qualifica soprattutto per gli asili infantili, mentre don Bosco è notoriamente considerato il padre e maestro dei giovani.

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Pietro Braido – Luce intellettual piena d’amore: per il centenario di una «lettera pedagogica»

A cento anni da una lettera pedagogica del 1884 si ripercorrono i tratti salienti come spunto per una riflessione sull’azione di Don Bosco: l’amore educativo e il Sistema Preventivo. Poiché l’autore non è un pedagogista ma un educatore, letterato e dilettante poeta, lo sviluppo della lettera non è sistematico ma temi e motivazioni si accavallano tra di loro.

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Pietro Braido – «Poveri e abbandonati, pericolanti e pericolosi»: pedagogia, assistenza, socialità nell’«esperienza preventiva» di don Bosco

Due eventi di diversa portata agli inizi e verso la fine dell’esperienza educativa di don Bosco illuminano alcune fondamentali valenze della sua proposta «preventiva»: assistenziale, pedagogica, sociale.
Il primo risale agli anni ’50 e viene rievocato da uno dei primi «oratoriani»,
Giuseppe Brosio (1829-1883)1, che verso il 1880 rilascia una testimonianza su
una contestazione avvenuta all’Oratorio intorno agli anni ’50. Alcuni dei frequentanti si erano sentiti offesi «nell’onore» perché, a loro parere, don Bosco aveva dato loro «del vagabondo e del ladro nei pubblici fogli»: su di essi, infatti, aveva diffuso una circolare per una lotteria «a favore di tanti poveri giovani raccolti nell’Oratorio che andavano vagabondi per le vie e piazze della Città», senza tener conto «che frammezzo a questi vagabondi v’erano anche degli onesti
giovani appartenenti a buone ed agiate famiglie». Tutto potrebbe indurre a un rinnovato approfondimento storico e teorico del «sistema», non offuscato da attuazioni elitarie o «idealizzate». Don Bosco non parte da giovani «selezionati» né arriva ad essi. La sua «esperienza preventiva» tende a diventare «sistema» universale di assistenza, educazione e socializzazione, così com’è stata vista dalla generalità degli osservatori, ammiratori, collaboratori, «cooperatori», biografi. Dalla considerazione dei «giovani più poveri» e
«più pericolanti» egli passa ben presto alla constatazione e alla persuasione che
tutti i giovani in quanto tali, non adulti, non autonomi, dipendenti, in certo senso
«in balia» della società (o privi di «società civile», i «selvaggi»), sono in qualche
modo potenzialmente «abbandonati» e «pericolanti».

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Pietro Braido – Il sistema educativo di Don Bosco in Germania in due volumi recenti

In questo lavoro si parla di come è stata ben accolta la strategia educativa innovativa e le idee pedagogiche di Don Bosco in Germania durante la sua vita, attraverso scritti che ne mettevano in luce l’azione benefica e sociale, e oltre: non solo tra uomini della scuola e dell’educazione e negli ambienti religiosi, ma anche nel mondo specificamente pedagogico.

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Pietro Braido – La prassi di Don Bosco e il sistema preventivo. L’orizzonte storico

Tutta la prassi «educativa» di don Bosco, un’ intera vita consacrata ai giovani, è «preventiva». Essa, infatti, è essenzialmente progettuale, previsionale e propositiva, impegnata nel presente a garantire il futuro, temporale e spirituale, dei giovani, di ciascun giovane, e della società civile e religiosa, in cui sono chiamati ad operare; e, correlativamente, a predisporre istituzioni e persone (SDB, FMA, Cooperatori) disponibili ad assicurare continuità e dinamicità a tale impegno. Ancor prima don Bosco aveva inserito i laici nel suo lavoro in favore degli oratori. «Pii signori di Torino» collaborano nelle prime scuole festive e serali (MO 184, Cenno storico e Cenni storici). Laici e laiche sono membri di commissioni, promotori e promotrici delle lotterie da lui organizzate (Cenno storico ed Elenchi vari del 1852, 1857, 1862, 1865, 1866).

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Pietro Braido – L’esperienza pedagogica di Don Bosco

 

II «sistem a educativo» o, più comprensivamente, /’esperienza preventiva di Don Bosco è un progetto, che è cresciuto e si è progressivamente dilatato e specificato nelle più svariate istituzioni e opere realizzate dai molti collaboratori e discepoli. E ovvio che la sua vitalità perativa può essere garantita nel tempo soltanto dalla fedeltà alla legge di ogni autentica crescita: il rinnovamento (l’approfondimento e l’adattamento) nella continuità. Il rinnovamento resta affidato al persistente e ripetuto impegno teorico e pratico dei singoli e delle comunità. È compito sempre aperto. La continuità, invece, può essere assicurata soltanto dall’alacre confronto con le origini. Iniziare al vivificante contatto con le «radici» primitive dell’esperienza preventiva e dei suoi tratti fondam entali è lo scopo della presente
rapida sintesi. Essa, quindi, non intende offrire programmi di azione immediatamente applicabili; ma, semplicemente, descrivere gli elementi originali essenziali, pur storicamente condizionati e limitati, dai quali, soltanto, derivano validità e credibilità progetti presenti e futuri, destinati a spazi e a contesti diversi. E una condizione ineludibile perché possa verificarsi, senza arresti o soluzioni di continuità, la legittima aspirazione di operare «con Don Bosco e coi tempi».

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Pietro Braido – Don Bosco per i giovani: l’ « oratorio » una « congregazione degli oratori »

Piccole vicende, a un certo punto del tutto ovvie, hanno portato don Bosco a fermarsi a Torino, prete proveniente dalla campagna, perfettamente acclimatato col mondo della città. Erano stati ardui, al paese, i primi passi segnati dalle concrete difficoltà di studiare e seguire la vocazione ecclesiastica. Decisiva fu la scelta operata alla fine della sua formazione clericale, nel 1844. In teoria avrebbe potuto optare di nuovo per l’universo di origine, ritornare alle « radici » familiari, ambientali, culturali, come semplice potenziale « curato di campagna ». Ma in pratica le esperienze degli anni 1841-1844 lo avevano già preorientato in una certa direzione: l’occuparsi di ragazzi con particolari problemi morali e religiosi, diversi da quelli finora incontrati nelle sue terre e nella cittadina della sua formazione studentesca e seminaristica, la quieta Chieri, tradizionale, quasi « monacale ».

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Giovanni Bosco – Scritti sul sistema preventivo nell’educazione della gioventù

Nel presente lavoro si è cercato di ricomporre l’immagine di Don Bosco ricorrendo alle fonti più varie, non solo alle trattazioni «teoretiche», ma anche alle cronache, alle biografie, alla letteratura giovanile e popolare, a regolamenti e formulazioni di carattere direttivo e organizzativo. Per questo la terza e la quarta parte, dove si troveranno gli scritti «pedagogicamente» più elaborati e intenzionali, sono precedute e seguite da documentazioni più aderenti alla storia vissuta e all’azione realizzata: il racconto, fatto da Don Bosco stesso, delle origini della sua vocazione e della sua opera, insieme ai motivi che ne definirono successivamente gli scopi e i metodi.

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