Jacques Schepens – Don Bosco and education to the sacraments of Penance and of the Eucharist in «Don Bosco’s place in history»

Jaques Schepens in his essay focuses on the sacraments of Confession and the Eucharist according to the vision of Don Bosco. The Saint saw the sacraments not only as means of grace, but also as accompanying instruments for boys to receive a more complete education.

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Maria Fe Nuñez Muñoz,Pedro Ruz Delgado – “Inculturacion del carisma salesiano en la peninsula iberica: don Felipe Rinaldi (1889-1901)” in “Sviluppo del carisma di Don Bosco fino alla metà del secolo XX. Atti del Congresso internazionale di Storia Salesiana Roma, 19-23 novembre 2014”

La controvertida historia de la Iglesia en Espana durante el siglo XIX, presenta un cierto aire de bonanza en sus dos ultimas décadas, gracias al cordial entendimiento que se estableció entre la Santa Sede y la Monarquia espanola liberal y católica, logràndose asi el objetivo conciliador del Presidente del Gobierno, don Antonio Cànovas del Castillo. De su politica cabe destacar, en orden a la presente investigación, el restablecimiento de las Ordenes religiosas, un fuerte impulso renovador de sus centros de formación y la actuación positiva de las Congregaciones religiosas dedicadas a la ensenanza, aun cuando la atención educativa se polarizó hacia sectores sociales restringidos, con abandono de las clases populares.

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José Manuel Prellezo – Don Bosco and professional schools (1870-1887) in «Don Bosco’s place in history»

Prellezo traces the birth and the development and organization phases of the vocational schools established by Don Bosco and related laboratories that would have given the opportunity to poor and abandoned young people to learn a useful profession in order to have a better future.

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Giorgio Chiosso – “Don Bosco and the Oratory (1841-1855)” in “Don Bosco’s place in history”

This essay traces the birth and development of the Oratory, the first educational enterprise created by Don Bosco in Turin. The main objective of the Oratory was to welcome and take care of young people, especially those “abandoned and at risk”, so that they could save their souls and make them honest citizens.                   

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Guy Avanzini – Don Bosco’s pedagogy in the context of the 19th century in «Don Bosco’s place in history»

The author of the essay noted how in France Don Bosco is not mentioned (except for the French Salesian Desramaut who conducted in-depth studies on the Saint) among the great names of those who made the history of pedagogy. The young people Don Bosco helped were poor and abandoned, misfits. The Preventive System approach that contrasted the repressive system used in those days, undoubtedly revolutionized the field of education.

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Luciano Pazzaglia – Don Bosco’s option for youth and his educational approach in «Don Bosco’s place in history»

This essay deals with the educational method adopted by Don Bosco. The Saint saved many young workers from dangerous environments and of dubious morality by involving them in learning useful trades for their future through workshops.

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Guido Gatti – Dall’osservanza della legge alla crescita: lettura etica della “Vita”. Domenico Savio raccontato da don Bosco: riflessioni sulla Vita. Atti del Simposio

In certe zone d’Italia, le ragazze orfane o trovatelle, ospitate negli istituti di carità pubblica venivano in passato chiamate popolarmente le “pericolanti”. Era naturalmente un termine brutalmente lesivo della dignità di quelle poverette che, a così caro prezzo, venivano mantenute. Questo anche a prescindere dal fatto che il termine rispondesse o meno alla realtà.
Don Bosco, pur usando raramente, e magari senza un significato così crudo, la stessa parola, presentava spesso ai suoi benefattori, nel chiedere il loro sostegno materiale alla sua opera, un quadro abbastanza simile dei ragazzi da lui ospitati.

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Pietro Braido – Poveri e abbandonati, pericolanti e pericolosi: pedagogia, assistenza, socialità nell’esperienza preventiva di Don Bosco

Due eventi di diversa portata agli inizi e verso la fine dell’esperienza educativa di don Bosco illuminano alcune fondamentali valenze della sua proposta «preventiva»: assistenziale, pedagogica, sociale. Il primo risale agli anni ‘50 e viene rievocato da uno dei primi «oratoriani», Giuseppe Brosio (1829-1883)1, che verso il 1880 rilascia una testimonianza su una contestazione avvenuta all’Oratorio intorno agli anni ‘50. Il secondo evento è legato a certe campagne giornalistiche degli anni 1882-83 che lanciano contro don Bosco l’accusa di «politico» o «politicante» occulto. Don Bosco non respinge del tutto l’addebito; anzi, non esita a sottolineare in più occasioni la finalità e la portata sociale e politica della sua scelta «educazionista».

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Pietro Braido – Dei doveri e dei diritti degli educatori: la famiglia

Nel noto romanzo di Gilbert Cesbron «Cani perduti senza collare», l’avvocato Darrier, il protettore della gioventù abbandonata, dice: «Bisogna che il Tribunale sappia bene che i ragazzi non vivono soltanto di nutrimento e di aria buona; e — per sgradito che ciò possa sembrare — le durezze d’una madre mancano loro più delle tenerezze di un’assistente. Bisogna che il Tribunale sappia che i ragazzi muoiono d’amore. Ora, vi chiedo di rendere questo alla sua famiglia. Un fatto nuovo? Eccolo, signor Procuratore: si è trovato per i Forgeot un alloggio decente; Marco e suo fratello, ormai avranno la loro camera…

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Pietro Braido – F. Aporti e “la grande causa della educazione primitiva del popolo”

Utilizzando la vasta bibliografia esistente, si andrà ad individuare l’idea dominante, il motivo conduttore, della vita e dell’azione di Ferrante Aporti: la vocazione popolare, la dedizione alla causa degli umili, dei poveri e soprattutto dei più fragili e indifesi tra i poveri: i fanciulli, senza esclusivismi, naturalmente, poiché anche i ricchi sarebbero riusciti umanamente e religiosamente più poveri dei poveri, se non fossero stati coinvolti in un’impresa dal più ovvio significato cristiano, umano, sociale; una scelta che si riallaccia non a vaghe istanze filantropiche e sociali, ma alla precisa vocazione cristiana e sacerdotale e alle sue radicali esigenze evangeliche.

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Pietro Braido – «Poveri e abbandonati, pericolanti e pericolosi»: pedagogia, assistenza, socialità nell’«esperienza preventiva» di don Bosco

Due eventi di diversa portata agli inizi e verso la fine dell’esperienza educativa di don Bosco illuminano alcune fondamentali valenze della sua proposta «preventiva»: assistenziale, pedagogica, sociale.
Il primo risale agli anni ’50 e viene rievocato da uno dei primi «oratoriani»,
Giuseppe Brosio (1829-1883)1, che verso il 1880 rilascia una testimonianza su
una contestazione avvenuta all’Oratorio intorno agli anni ’50. Alcuni dei frequentanti si erano sentiti offesi «nell’onore» perché, a loro parere, don Bosco aveva dato loro «del vagabondo e del ladro nei pubblici fogli»: su di essi, infatti, aveva diffuso una circolare per una lotteria «a favore di tanti poveri giovani raccolti nell’Oratorio che andavano vagabondi per le vie e piazze della Città», senza tener conto «che frammezzo a questi vagabondi v’erano anche degli onesti
giovani appartenenti a buone ed agiate famiglie». Tutto potrebbe indurre a un rinnovato approfondimento storico e teorico del «sistema», non offuscato da attuazioni elitarie o «idealizzate». Don Bosco non parte da giovani «selezionati» né arriva ad essi. La sua «esperienza preventiva» tende a diventare «sistema» universale di assistenza, educazione e socializzazione, così com’è stata vista dalla generalità degli osservatori, ammiratori, collaboratori, «cooperatori», biografi. Dalla considerazione dei «giovani più poveri» e
«più pericolanti» egli passa ben presto alla constatazione e alla persuasione che
tutti i giovani in quanto tali, non adulti, non autonomi, dipendenti, in certo senso
«in balia» della società (o privi di «società civile», i «selvaggi»), sono in qualche
modo potenzialmente «abbandonati» e «pericolanti».

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Pietro Braido – Don Bosco per i giovani: l’ « oratorio » una « congregazione degli oratori »

Piccole vicende, a un certo punto del tutto ovvie, hanno portato don Bosco a fermarsi a Torino, prete proveniente dalla campagna, perfettamente acclimatato col mondo della città. Erano stati ardui, al paese, i primi passi segnati dalle concrete difficoltà di studiare e seguire la vocazione ecclesiastica. Decisiva fu la scelta operata alla fine della sua formazione clericale, nel 1844. In teoria avrebbe potuto optare di nuovo per l’universo di origine, ritornare alle « radici » familiari, ambientali, culturali, come semplice potenziale « curato di campagna ». Ma in pratica le esperienze degli anni 1841-1844 lo avevano già preorientato in una certa direzione: l’occuparsi di ragazzi con particolari problemi morali e religiosi, diversi da quelli finora incontrati nelle sue terre e nella cittadina della sua formazione studentesca e seminaristica, la quieta Chieri, tradizionale, quasi « monacale ».

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Pietro Braido – Don Bosco educatore delle moltitudini

 

La singolarità della «presenza» di don Bosco nel mondo sembra un fatto incontestabile, scandito, a partire dal 31 gennaio 1888, da alcune date salienti: la morte (1888), la dichiarazione di venerabilità (1907), il centenario della nascita (1815), la beatificazione (1929), la canonizzazione (1934), il centenario della morte. Parallelamente, con lo sviluppo delle sue opere e la diffusione delle biografie, si sono succeduti i tentativi di esposizione organica e di approfondimento del «sistema» o «metodo» educativo, da lui in qualche modo ufficializzato nel 1877 con la pubblicazione delle pagine sul sistema preventivo nella educazione della gioventù. Sembra ragionevole ricercare e approfondire ciò che di valido egli ha attinto da una tradizione secolare, che è bene comune di tutti; accogliere quel tanto di originale, di nuovo, che egli offre alla comunità ecclesiale e civile; e accettare coraggiosamente anche l’invito al superamento che è insito nell’intera sua esperienza di vita. La ripetuta esortazione a operare secondo «i bisogni dei tempi» potrà apparire generica, ma, accolta con intelligenza e confrontata con la quotidiana realtà in movimento, può tradursi in programmi vitali e tempestivi.

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Capitolo Generale XXVIII Salesiani di Don Bosco – “What kind of Salesians for the youth of today?”. Post-chapter reflection

The document that now reaches all confreres through this publication is subtitled “Post-Chapter reflection” and not “Chapter documents”, as has customarily been the case in the past. This is because the Chapter Assembly did not arrive at the point of final approval of the text by vote. Only a few Chapter deliberations, especially those of a legal nature, saw the light of day during the first four weeks of our work. Continue reading “Capitolo Generale XXVIII Salesiani di Don Bosco – “What kind of Salesians for the youth of today?”. Post-chapter reflection”

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